Tony Abbott ha vinto le elezioni in Australia. E nello scorso numero di Internazionale ha vinto una t extra: è diventato Abbottt. È la prova che per fare la revisione di un articolo non basta conoscere la grammatica o la grafia dei nomi.

Bisogna anche sapere come funziona il software che stiamo usando. I fatti: nella bozza dell’articolo a pagina 26 il nome del nuovo premier australiano è scritto in due modi diversi, uno giusto, Abbott, uno sbagliato, Abbot. Alle sette di mercoledì sera, quando il giornale è pronto per la tipografia e tutti aspettano la pagina su Tony Abbott, che si fa? Si corregge rapidamente. Come? Con il trova/cambia! Una prodigiosa invenzione tecnologica che trova in un testo una parola (Abbot) e la sostituisce con un’altra (Abbott).

Il trova/cambia, però, se ne infischia del premier e dei destini dell’Australia, ha una sola missione: aggiungere una t alla sequenza di lettere “Abbot”. Non gl’importa se quella sequenza si trova anche in “Abbott”, che di t ne ha già due. Ma solo perché non gli abbiamo detto di farci attenzione: bastava selezionare il comando “cerca parola intera” per evitare quella ridicola tripletta. Morale della storia: i programmi di scrittura hanno delle funzioni diaboliche per stanare gli errori. Sarebbe stupido non usarle. Ma ancora più stupido è farsi usare da loro.

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