**Tariq Ali,* Sindrome Obama***
Baldini Castoldi Dalai, 192 pagine, 16 euro
In questo momento il DuSable museum for african american history, nel sobborgo di Hyde Park, a pochi passi dall’università di Chicago e dal ristorante in cui i camerieri portano sulla maglietta la scritta “Obama eats here”, ospita una mostra dal titolo Journey of hope in America. Vi sono esposti alcuni quilts, cioè coperte ricamate, ispirate dall’elezione di Barack Obama, in cui il presidente è raffigurato di volta in volta come un guerriero africano, una star di Hollywood, un padre fondatore che segue le orme di Lincoln, un eroe dei diritti civili, un santo con l’aureola in testa.
Il pamphlet di Tariq Ali, che si propone di dimostrare come la politica di Obama sia molto simile a quella di chi lo ha preceduto, fa pensare che aspettative così alte come quelle manifestate dagli artisti ricamatori tre anni fa fossero inevitabilmente destinate a essere disattese. Rimane il fatto che Obama non è semplicemente un uomo politico astuto e prudente. È anche il primo presidente afroamericano, il segno del riscatto di una comunità che ricorda bene che solo sotto l’amministrazione Clinton per la prima volta un ospite di colore è stato invitato a cena alla Casa Bianca. All’interno e all’esterno di questa comunità, così colpita dall’attuale crisi economica, sono ancora in molti a chiedere a Obama di approfittare del secondo mandato per cambiare la storia.
Internazionale, numero 942, 30 marzo 2012
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