Abhijit V. Banerjee ed Esther Duflo, L’economia dei poveri
Feltrinelli, 315 pagine, 35 euro
Oggi l’economia è a un bivio. Da un lato gli economisti non sono mai stati così egemoni: la loro disciplina è usata per analizzare non solo l’andamento dei mercati e la pianificazione degli investimenti, ma anche il modo in cui le società si organizzano e le persone prendono decisioni. Dall’altro però, dal 2008 gli economisti sono accusati di non aver previsto l’arrivo della crisi e anzi di aver contribuito, con le loro teorie, a provocarla. Quella che sembrava la scienza della felicità si sta trasformando nel suo contrario. Mentre il dibattito infuria, all’interno del mondo economico alcuni cercano nuove strade per risolvere vecchi problemi.
È il caso di Banerjee e Duflo, giovani professori dell’Mit che in questo libro si pongono l’obiettivo di elaborare le giuste politiche per sconfiggere la povertà. L’idea centrale è che esistano strumenti scientifici, in primo luogo statistici, per capire quale tra due politiche sia la migliore e la più efficace per migliorare la salute dei poveri, per far andare più bambini a scuola, per condurre un’utile pianificazione familiare, per ridurre i rischi di impoverimento governando il credito.
Per far stare un po’ meglio chi soffre, sostengono gli autori, è molto importante osservare attentamente i risultati di ciò che si è fatto, senza affezionarsi troppo a una teoria, anche se ha funzionato bene in passato o altrove.
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