Guy Standing, Precari. La nuova classe esplosiva
Il Mulino, 304 pagine, 19 euro
Secondo Guy Standing, oggi la classe sociale più pericolosa che c’è in giro sono i precari. Mentre gli altri gruppi da lui individuati (i super ricchi, i dipendenti, i consulenti di alto livello e i lavoratori manuali) sono stabili o in decrescita, il precariato aumenta. Il problema è che, per definizione, a questa crescita non si accompagna il raggiungimento di alcuna sicurezza.
Ai precari manca la tranquillità non solo nell’occupazione, ma anche nel reddito, nel ruolo, nelle condizioni di lavoro, nella rappresentanza sindacale e così via. La loro condizione, insomma, somiglia più a uno stato esistenziale, come quello dei migranti, che a una categoria contrattuale. Per questo è difficile che diventino una classe consapevole e capace di rivendicazioni. Per contribuire alla costruzione di questa consapevolezza, Standing indica le ragioni che hanno condotto alla precarizzazione, fornisce definizioni utili e cerca qualche via d’uscita.
Così sposta (e in questo è forse l’aspetto più originale) l’obiettivo dalla richiesta di rendere il lavoro stabile e duraturo a una più generale “ridistribuzione della sicurezza” attraverso riforme più radicali e al tempo stesso più concrete, come il riconoscimento di diritti connessi alle attività socialmente rilevanti (per esempio l’assistenza alle persone) e quella di un reddito minimo, su cui sarebbe opportuno avviare una seria riflessione.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it