Pierre Bayard, Come parlare di un libro senza averlo mai letto
Excelsior 1881, 208 pagine, 21 euro

Da qualche anno Pierre Bayard porta avanti una sua forma di critica letteraria estrema e paradossale che considera i libri più importanti dei loro autori. L’esercizio che esprime meglio questo suo metodo (praticato per esempio in Chi ha ucciso Roger Ackroyd) consiste nel ripercorrere classici del giallo dimostrando prove alla mano che l’assassino non è quello che viene incastrato alla fine del libro, ma un altro, e spiegando perché l’autore ha dovuto nascondere la verità.

Dietro quest’analisi c’è la convinzione (condivisa da alcuni grandi autori come Salman Rushdie o Vladimir Nabokov) che la letteratura sia a tutti gli effetti un altro mondo, separato e indipendente da quello in cui viviamo, che si può esplorare senza preoccuparsi necessariamente del modo e delle intenzioni con cui è stato generato. In questo libro Bayard trae un’altra conseguenza, ancora più sorprendente, da questa sua idea: se i libri costituiscono un mondo coerente e separato, una sorta di “biblioteca collettiva”, per parlarne non c’è bisogno di leggerli tutti, serve piuttosto una visione d’insieme, una conoscenza del paesaggio in cui sono inseriti. Nasce così una guida onesta e curiosa che riesce a esaltare la lettura come pratica intellettuale, pur rivelando che spesso chi legge libri per mestiere in realtà si limita a scorrerli o a leggerne le recensioni.

Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2015 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Il pianeta dei libri”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it