“Attualmente, far crescere cellule per ottenere carne, invece di animali, è un procedimento molto costoso”, ha dichiarato Yaakov Nahmias, fondatore e direttore scientifico della start-up israeliana Future meat technologies. Ma diventerà più economico e, probabilmente, necessario.
La popolazione mondiale si avvia a raggiungere i dieci miliardi di persone nel 2050 (attualmente sono 7,7 miliardi). Nello stesso periodo il reddito medio globale triplicherà, permettendo a un numero maggiore di persone di avere un’alimentazione ricca di carne.
“Abbiamo bisogno di un cambiamento sostanziale, che modifichi il sistema alimentare globale in un modo mai visto prima”, sostiene il professor Tim Lang dell’Università di Londra, uno dei 37 scienziati provenienti da 16 paesi che hanno firmato la relazione introduttiva della commissione Eat-Lancet su cibo, pianeta e salute che si è svolta a Jakarta alla fine di gennaio. Ma sono tutte cose che abbiamo già sentito.
Il rimprovero non basta
Ci vogliono sette chili di grano per produrre un chilo di manzo. Il 70 per cento dell’acqua nel mondo è utilizzato per irrigare coltivazioni. Ci siamo appropriati di tre quarti della terra fertile mondiale per la produzione di cibo, e avremo bisogno del resto entro il 2050. Ed entro lo stesso anno spariranno le riserve ittiche di cibo. È tutto vero, ma siamo stufi di farci rimproverare.
Eppure continuano a martellarci. La commissione Eat-Lancet sa addirittura quale dieta salverà il nostro pianeta. Si tratta di ridurre il nostro consumo di manzo del 90 per cento (ovvero una bistecca al mese). Mangiare più fagioli e legumi (tre volte tanto) e più noci e semi (quattro volte tanto). Diventare vegetariano o vegano aiuterà ancora di più. Anche tutto questo è vero. Semplicemente non credo che succederà.
O almeno non succederà grazie a una trasformazione di tutti noi in vegani, vegetariani o semplicemente “flessitariani”. Non c’è dubbio che prima o poi ci saranno alte tasse su carne e pesce, campagne di propaganda ufficiale mirate a convincere le persone a cambiare le proprie abitudini alimentari, e che alcune persone cambieranno.
I consumatori di carne più entusiastici si trovano nei paesi ricchi, ma adesso altri paesi stanno entrando nel club, come la Cina
Alcune l’hanno già fatto: la società vegana britannica afferma che il numero di vegani nel paese è quadruplicato negli ultimi quattro anni. Ma non saranno abbastanza le persone che passeranno in breve tempo, e forse mai, a una dieta vegetale. Dobbiamo fare i conti con il resto della popolazione e poche cose sono più immutabili delle preferenze alimentari culturali. Come mangiare carne.
In India vive circa un terzo dei vegetariani mondiali, ma le differenze locali sono enormi e profondamente radicate: il 75 per cento della popolazione è vegetariana nello stato nordoccidentale del Rajasthan, ma meno del 2 per cento lo è in quelli meridionali di Andhra Pradesh e Bengala Occidentale.
I consumatori di carne più entusiastici si trovano nei paesi ricchi, e adesso che altri paesi stanno entrando nel club (come la Cina), i loro abitanti cominceranno anche a mangiare più carne. Esisterebbe quindi un grande mercato per una vera carne che non provenga da bovini, suini, ovini e polli, ma che abbia il giusto gusto in bocca e non distrugga l’ambiente. Non stiamo parlando del celebre esemplare di hamburger da 325mila dollari prodotto da cellule staminali ricavate dalla spalla di un bovino e fatte crescere in laboratorio.
Stiamo parlando di una vera bistecca con cellule adipose e muscolari e dotata di forma, sapore e consistenza giusti, ma non prodotta dagli abituali processi che utilizzano ampie porzioni di terra fertile, rilasciano grandi quantità di gas serra e prevedono la macellazione di animali vivi. Questo è l’obiettivo del bioingegnere Yaakov Nahmias. E ormai non gli manca molto per raggiungerlo.
La Future Meat Technologies produce la sua “carne cellulare” in bioreattori, facendola crescere in reticoli che le danno forma e consistenza, ma non stiamo parlando di gigantesche vasche in laboratorio. Il suo progetto è dare delle piccole unità ad allevatori esistenti, che potrebbero decidere di mantenere alcuni capi di bestiame bovino per le nicchie di mercato più di lusso.
“Con questi due strumenti – un bioreattore più efficiente e un modello di produzione distribuito tra le aziende – potremo far scendere il prezzo fino a circa cinque dollari al chilo”, ha dichiarato Nahmias. Il gigante della carne Tyson Foods ha recentemente investito 2,2 milioni di dollari nella sua azienda. Una dozzina di altre start-up stanno inseguendo lo stesso obiettivo: per esempio la Memphis Meat, la Just, la Finless Foods e la Meatable, per un totale di trenta laboratori in tutto il mondo.
Fino a che punto questa “carne cellulare” rappresenta davvero una minaccia per l’industria tradizionale del bestiame? Abbastanza da spingere l’associazione statunitense degli allevatori a fare domanda ufficiale al governo affinché limiti l’uso delle parole “carne” e “manzo” ai prodotti “derivati direttamente da animali allevati e macellati”. Una definizione spinosa, poiché implicherebbe che i cervi selvatici non sono fatti di carne, e che dimostra quanto gli allevatori siano spaventati.
Il cibo dal Sole
Dietro al concetto di carne cellulare sta arrivando quello, ancora più nuovo, di “cibi solari”: un’azienda finlandese chiamata appunto Solar Foods, sta utilizzando l’elettricità derivata dai pannelli solari per caricare di energia l’acqua e produrre idrogeno. L’idrogeno serve poi per nutrire batteri e il prodotto è un cibo commestibile composto per una metà di carboidrati e per un’altra metà di grassi e proteine.
Il suo sapore è buono come quello della soia, e il tutto senza usare in alcun modo il suolo. E senza produrre emissioni di gas serra. La prima fabbrica che lo produrrà aprirà tra due anni. La tecnologia da sola non può salvarci, ma può certamente aumentare le nostre possibilità di riuscita.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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