1. Mani Pulite, Cattedrali nel deserto

Michele Sindona Craxi Bisignani Silvio B.? Più che i namecheck soliti dei rapper “in da house” sembra un best of di Santoro, o un paio di ventenni in pretura; è la Mani Pulite crew, collettivo hip hop devoto alle cronache, che nell’omonimo album si dedica con piglio cronachistico a ripassare il malaffare alla milanese. “Cribbio!”, dice il rapper Silvio B. della sua edilizia priapica: “Carta canta, ho costruito anche la Standa!”. Poi si sente il clacson di Striscia la notizia e pure Silvio quello vero, in una di quelle apparizioni da padrone del suo pubblico.

2. Rancore & Dj Myke, Altrimenti ci arrabbiamo

“I limiti di dove abiti chi li sa? Tu e la tua crew tra gli impavidi capiti tu siete abili a trovarvi un alibi che tiri su in questo gioco dell’oca dei poveri in più per di più a stare in questa tribù per di più fatta di miserabili stabile se le abitudini immagini penso tra gli aridi prima che ti ricoveri esprimiti sfogati e bibbidibabbidibù!”. Flow scioglilingua caparezziano con meno derive frankzappesche e più neorealismo, per di più; il romano Rancore e il suo creatore di basi Dj Myke con l’album Silenzio faranno casino, e sanno farsi ascoltare.

3. Rubens, Mai come ora (feat. Sud Sound System)

Passione sudata e sudista, la fine di un rapporto in salentino stretto, la produzione di Terron Fabio della dancehall band più messapico-giamaicana che ci sia. Lui è quello che fa la voce strascicato-romantica r&b con un po’ di autotune in mezzo; c’è anche un bel videoclip come un mix tra un noir d’antan e la pubblicità del tè freddo, quella che diceva “Antonio, fa caldo”. E la temperatura sale, e ci sono strisce di coca sul tavolo e culi belli che deambulano nella notte e “ho sofferto molte volte ma mai come ora”. Lamento del sud, ma sensuale.

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