1. Shake Shake Go, England skies
Una band franco-gallese, assemblata a Londra, giovane e fresca. Quel tipo di voce femminile che si libra in volo e lascia dietro di sé un marginale miglioramento dell’umore in chi ascolta. Una canzone che cattura il risveglio di primavera. E poi da un punto di vista più romanzesco è interessante che la cantante si chiami Poppy Jones e il chitarrista Marc Le Goff, come l’anima brit e lo strimpellatore medievaleggiante, in un lungo viaggio di busker e di festival estivi in furgoni e bastimenti strabordanti di strumenti, alimenti e great expectations.
2. Pristine Moods, Rumpleskin
Un banjo smarrito nella foresta dei fratelli Grimm, e ritrovato da Matumaini, ciuffoluta principessa che, insieme a due compagni di corde e di ventura, scioglie le trecce alle chitarre in questa galoppata. L’album d’esordio, Pristine Moods, s’ispira alle teorie sinestetiche di Robbie Basho, leggenda della chitarra folk e gran gourmet del peyote, collegando il colore bianco, un’accordatura in re, i raggi del sole e la mente d’un fanciullino. Tra inserti di theremin e la favola di Tremotino ne esce un’insalata di mitologie e metafore un po’ cervellotica, ma fresca.
3. Sig. Solo and the Superstars, Del tutto naturale
E nella personale mitologia di Andrea Cipelli, già fornitore di tastiere per Dente e i Baustelle (un po’ come Money Mark per i Beastie Boys, molto clavinet e organetti Bontempi), forse Stevie Wonder è Geppetto, Riccardo Cocciante è Lucignolo e Lucio Battisti la fata turchina. Favole al vinile in natura pastellata. Con istinto nerdistico cantautorale, il sig. Solo fa numeri d’equilibrismo citazionista nell’album Sexation (titolo tra Fausto Papetti e gli Squallor): il sound c’è, le canzoni un po’ ci fanno.
Questo articolo è stato pubblicato il 3 aprile 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Freschi di primavera”. Compra questo numero | Abbonati
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