Per gli amici e gli amanti del grande cinema d’autore, questo non è un fine settimana qualsiasi di giugno, in cui esce qualche mediocre horror giusto per catturare chi è disinteressato agli Europei di calcio. Infatti esce il film di un grande regista: Racconto di due stagioni di Nuri Bilge Ceylan.

La storia ruota intorno a Samet, interpretato da Deniz Celiloğlu che sostiene bene il peso che Ceylan ha deciso di caricare sulle sue spalle. Samet è un professore d’arte in una scuola media di un paesino nelle montagne dell’Anatolia orientale. È un uomo maturo, ma ancora relativamente giovane. Non ha messo su famiglia e dice sempre di volersene andare. E invece rimane lì: conosce tutti, tutti lo conoscono. Sembra un uomo cinico, disilluso, forse frustrato, forse anche depresso. A un certo punto una bambina, Sevim, la sua allieva prediletta, lo accusa di aver tenuto dei comportamenti inappropriati nei suoi confronti.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

I fatti non sono chiarissimi e le autorità si preoccupano solo di evitare possibili scandali. Tutto normale, non è successo niente. Ma la faccenda non contribuisce di certo a illuminarci sulla figura di Samet. Anche la sua frequentazione con Nuray, una collega che lavora in una cittadina vicina, e che per un attimo sembra chiamarlo allo scoperto, non scioglie del tutto l’ambiguità che avvolge il personaggio. E probabilmente per decidere chi è davvero Samet non basterà vedere tutto il film.

Ovviamente Samet è uno strumento per stimolare delle riflessioni sulla società turca, ma uno studio psicologico così profondo e anche avvincente, finisce per coinvolgere tutti, per diventare universale. A ripensarci Samet non è l’unico protagonista del film. Ci sono i paesaggi, da sempre un elemento fondamentale per il cinema pittorico di Nuri Bilge Ceylan.

Chi conosce e apprezza il cinema del regista di C’era una volta in Anatolia o di Il regno d’inverno (che ha vinto la Palma d’oro nel 2014), sa che non può perdersi Racconto di due stagioni. Un pensiero veloce per Mèrve Disdár che interpreta Nuray, un ruolo apparentemente piccolo ma abbastanza significativo da averle fatto vincere il premio per la migliore interpretazione femminile al festival di Cannes del 2023. E la sua relazione con Samet ha influenzato molto il mio giudizio sul personaggio concepito dal maestro turco.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it