Nel settembre del 2008 cominciava una crisi finanziaria che non ha cambiato solo l’universo della finanza ma anche il mondo in cui viviamo. Questa è la tesi di un autore americano, Adam Tooze, che ha appena pubblicato un libro in occasione del decennale di questa crisi, in piena presidenza Trump.
Steve Bannon, il cane sciolto della destra americana che un tempo è stato consigliere della Casa Bianca, ritiene che il dissesto abbia “acceso il fiammifero” che ha portato all’elezione del presidente statunitense e di Matteo Salvini, l’uomo forte della coalizione al potere in Italia.
La crisi ha distrutto la fiducia delle persone nelle élite politiche, che non hanno saputo evitare la catastrofe, ha aumentato la disuguaglianza – i più ricchi ne sono usciti più velocemente e ancora più ricchi rispetto ai più poveri – e infine ha rovinato gli stati che non sono riusciti ad affrontare il divario sociale e territoriale.
Due fenomeni politici
Il crack finanziario ha fatto emergere due fenomeni politici. Da un lato ci sono state manifestazioni nate sull’esempio del celebre Occupy Wall street, ma anche delle proteste di Puerta del Sol a Madrid, culminate nella nascita del partito Podemos.
Dall’altro si sono affermati movimenti e partiti descritti, a seconda dei casi, come populisti o di estrema destra, come il Movimento 5 stelle in Italia, fondato nel 2009. Questa ondata ha coinvolto interi governi, come quello in Ungheria, e ispirato demagoghi come il presidente filippino e soprattutto il più celebre di tutti, Donald Trump, oggi a capo della prima potenza mondiale.
La storia ci insegna che i crolli della finanza possono essere fatali. Secondo lo storico americano Charles Kindleberger quella del 1929 è direttamente responsabile per la seconda guerra mondiale.
Un parallelo inquietante. Le analogie storiche hanno evidentemente i loro limiti e la storia non si ripete mai uguale a se stessa. Ma questo non significa che non possiamo trarne insegnamenti.
Come sottolinea Thierry de Montbrial nel suo rapporto annuale Ramses: “C’è un legame tra la legittimità e l’efficacia di un particolare regime”. Un sistema inefficace finisce per perdere la sua legittimità, anche democratica.
Questo è il dubbio instillato dalla crisi del 2008 nell’animo di molte persone. L’Europa, che in quel periodo si è rivelata così fragile e caotica, oggi deve affrontare le conseguenze di questo dubbio.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questa rubrica è uscita su France Inter.
Leggi anche
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Abbonati per ricevere Internazionale
ogni settimana a casa tua.