La Francia e il Regno Unito sono due vecchi paesi che un tempo dominavano il mondo ma ormai da decenni cercano il loro posto in un contesto radicalmente cambiato.

Entrambi gli stati attraversano una crisi politica profonda ed esistenziale che ha cause comuni ed effetti molto diversi. Il vertice europeo in programma il 13 e il 14 dicembre a Bruxelles non potrà ignorare le due crisi che pesano enormemente sul futuro del continente.

Il Regno Unito deve affrontare le dolorose conseguenze del voto popolare in favore della Brexit, un risultato inatteso sia da quelli che hanno organizzato il referendum sia da quelli che hanno votato per l’uscita dall’Unione europea. La Brexit è stata lo strumento scelto da molti inglesi che vivono lontano da Londra per esprimere il loro sdegno per un futuro che si sta costruendo senza di loro.

La ribellione degli esclusi
La rivolta dei gilet gialli in Francia si basa sullo stesso sentimento, ovvero la rabbia delle vittime della disuguaglianza territoriale e sociale prodotta da decenni di scelte politiche ma anche della modernizzazione feroce che li ha emarginati e precarizzati. Emmanuel Macron paga per un’evoluzione di cui non è responsabile, ma anche per uno stile di potere verticale percepito come altezzoso.

In entrambi i casi assistiamo alla ribellione degli esclusi. Nel Regno Unito è il voto per la Brexit ad aver rappresentato il vettore della collera, mentre in Francia l’ostilità si esprime più tradizionalmente in piazza.

In Francia e nel Regno Unito siamo davanti a una richiesta di aiuto che non sa trovare una forma organizzata capace di proporre soluzioni.

Il Regno Unito ha costruito un sogno attorno alla Brexit basato sul ritorno a un passato glorioso

Sono passati ormai due anni da quando i britannici si sono avviati sul cammino della Brexit voluta dagli elettori. A Londra regna il caos: gli elettori hanno davvero votato per consentire all’aristocratico snob Jacob Rees-Mogg o al demagogo Boris Johnson di sfidare Theresa May, come i due hanno tentato di fare invano il 12 dicembre nella loro scalata al potere, o al laburista Jeremy Corbin di entrare a Downing Street senza dire cosa intende fare in merito alla Brexit?

In Francia la richiesta iniziale di un maggiore potere d’acquisto avanzata dai gilet gialli, giudicata legittima da gran parte dei francesi, si abbina a tutta una serie di rivendicazioni insensate da parte di un movimento senza struttura. Questa è stata la loro forza e la garanzia che non sarebbero stati strumentalizzati, ma potrebbe essere anche la loro debolezza e l’elemento che impedirà uno sbocco diplomatico della crisi.

In entrambi i casi abbiamo la ricerca di un modello da seguire per queste vecchie potenze. Il Regno Unito ha costruito un sogno attorno alla Brexit basato sul ritorno a un passato glorioso, quando il sole non tramontava mai sull’impero.

La Francia ha creduto di potersi reinventare in Europa ed Emmanuel Macron aveva basato la sua campagna su questo tema, ma ha dimenticato il costo sociale per quella fetta della popolazione che vede lo stato allontanarsi.

Queste crisi potranno essere salutari se partoriranno dibattiti nazionali sul ruolo e il modello della società del ventunesimo secolo, in un mondo che sta cambiando rapidamente. Se non sarà così, passeranno alla storia come manifestazioni del declino delle potenze dominanti del passato.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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