La Francia “vende” le sue regioni alla Germania: l’ennesima notizia falsa infiamma la rete. La voce è così assurda che ci si sente ridicoli a doverla smentire. Eppure si è talmente diffusa sui social network che ignorarla significherebbe lasciare che si diffonda. No, il 22 gennaio la Francia non “venderà” alla Germania l’Alsazia e la Mosella, le due regioni orientali del paese.

Il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel si incontreranno effettivamente quel giorno a Aix-la-Chapelle e firmeranno un nuovo trattato tra i due paesi, basato “sulla cooperazione e l’integrazione franco-tedesca”. E questo lungo testo non contiene accenni o ambiguità a proposito di vendite o cessione di sovranità.

L’unico passaggio che riguarda l’Alsazia e la Mosella si trova nel capitolo quattro, sulla cooperazione regionale e transfrontaliera. Ma in sostanza si parla di progetti che dovrebbero migliorare la vita quotidiana dei residenti, i trasporti, la tutela dell’ambiente, l’approvvigionamento energetico e la sfera del digitale.

Alla carica
Non un solo rigo sulla sovranità ceduta o condivisa. Si tratta solo di migliorare ciò che già esiste e che gli abitanti di Strasburgo, per fare un esempio, conoscono molto bene, dato che da molti anni possono prendere il tram per raggiungere la città tedesca di Kehl senza perdere la loro nazionalità o la loro anima.

A lanciare la carica in modo grossolano, con un video in cui accusa Macron di voler “consegnare l’Alsazia e la Lorena a una potenza straniera”, è stato un eurodeputato con tendenze sovraniste, Bernard Monot.

La necessità di trasparenza e la mancanza di fiducia dovrebbero essere prese in seria considerazione dai governi

È bastato questo per infiammare i social network: indignazione generale, petizioni online e un po’ di opportunismo politico. Marine Le Pen, leader del Rassemblement national di estrema destra, pur senza riprendere la voce diffusa da Monot ha accusato Macron di “vendere il nostro paese e cancellare la nostra sovranità”. È una ripetizione di quando accaduto con il patto di Marrakesh sull’immigrazione di novembre, quando su Facebook i gilet gialli si erano indignati all’idea che Macron volesse “vendere” la Francia all’Onu.

In questo periodo segnato dalla sfiducia, esacerbata dai social network, il fatto che la diplomazia lavori senza grande trasparenza alimenta le teorie del complotto: il testo del trattato era difficile da trovare quando si è diffusa la voce, e il governo non sa ancora come gestire questo genere di rivolte online.

La portata del testo, in ogni caso, è largamente simbolica. Non c’è nulla di segreto: Macron e Merkel avevano annunciato già un anno fa di voler discutere questo accordo, destinato a segnare l’anniversario del trattato dell’Eliseo, un testo basilare della riconciliazione franco-tedesca del dopoguerra firmato dal generale de Gaulle e dal cancelliere Adenauer il 22 gennaio 1963.

C’è di che meditare
In sostanza abbiamo un testo molto tecnico che nessun esperto di questioni diplomatiche giudica particolarmente innovativo e che vorrebbe semplicemente incrementare il riavvicinamento e il coordinamento tra i due paesi, senza però alcun passo avanti degno di nota (come alcuni speravano).

La lezione da trarre da questa faccenda è che la necessità di trasparenza e la mancanza di fiducia dovrebbero essere prese in seria considerazione dai governi, che altrimenti rischiano di vedere atti poco rilevanti trasformarsi in complotti. C’è di che meditare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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