Sprezzante di ogni rischio, voglio fare una previsione: dopo il suo incontro con Kim Jong-un, Donald Trump parlerà di un successo mai visto prima. Ovviamente questo non significa che sarà vero.
È un problema di definizioni: come possiamo giudicare il successo in questo caso particolare? In linea di principio lo scopo della trattativa è la denuclearizzazione della Corea del Nord. Ma su questo dobbiamo essere chiari: l’obiettivo non sarà raggiunto, a prescindere dalle promesse fatte da Kim. Il nucleare è un’assicurazione sulla vita per Pyongyang, che evidentemente non intende rinunciarvi.
I due paesi potrebbero trovare un’intesa su misure di denuclearizzazione parziale che non intaccheranno la capacità atomica di Pyongyang ma apriranno la strada alla progressiva cancellazione delle sanzioni, magari portando alla fine dello stato di guerra tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord (non dimentichiamo che la guerra di Corea si è conclusa nel 1953 con un semplice armistizio e senza un vero trattato di pace). Infine, sul tavolo ci sarà anche l’apertura dell’economia del Nord, al momento estremamente controllata.
Scambio di favori
Donald Trump vuole un successo per ragioni legate alla politica interna, e lo otterrà. Kim Jong-un ha tutto l’interesse a fare questo regalo al presidente degli Stati Uniti, per motivi economici. E in ogni caso è verosimile che non dovrà dimostrare di aver davvero avviato la denuclearizzazione prima della fine del mandato di Trump.
La Corea del Nord è già in possesso dell’arma atomica. Questa è la grande differenza rispetto alla Libia di Gheddafi (che aveva rinunciato al suo programma) o all’Iran (che l’ha interrotto con l’accordo internazionale nel 2015): non solo la Corea del Nord ha effettuato test sotterranei, ma possiede lanciamissili capaci di colpire la Corea del Sud, il Giappone e magari, un giorno, anche il continente americano.
Abbiamo visto raramente due uomini così diversi trovare una simile intesa
L’anno scorso, dopo il suo primo incontro con Kim, Donald Trump aveva scritto su Twitter che la minaccia nucleare nordcoreana non esisteva più, ma è stato smentito dalla Cia e dal suo segretario di stato Mike Pompeo.
Possiamo dunque presumere che ad Hanoi andrà in scena una farsa? Anche in questo caso è un problema di definizioni. Da quasi un anno la penisola coreana è più pacifica, libera dalle tensioni degli anni precedenti. Di sicuro è una conseguenza del dialogo tra Trump e Kim. Considerando i fallimenti passati di altri presidenti, non è poco.
Ma bisogna valutare la portata delle concessioni che Trump è disposto a fare per ottenere l’immagine credibile di un successo. Alcuni esperti pensano che potrebbe addirittura accettare di ritirare le truppe di stanza in Corea del Sud, per la grande gioia… della Cina.
In ogni caso abbiamo visto raramente due uomini così diversi trovare una simile intesa. I cinici ci vedono solo il maldestro tentativo di Trump di ottenere un premio Nobel per la pace, per non sentirsi inferiore a Obama. Gli ottimisti sperano che ne esca comunque qualcosa di positivo. In ogni caso ricordatevi di mantenere la prudenza quando Trump annuncerà il suo clamoroso successo.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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