Il presidente francese ha lanciato una pietra gigantesca nel mare europeo. Per farlo ha scelto l’influente rivista The Economist, strumento ideale per essere letto in tutte le capitali del mondo. Macron ha conquistato la copertina del giornale mettendo in guardia l’Europa, che a suo dire sarebbe “sull’orlo del precipizio”.
Ad attirare l’attenzione (e le critiche) sono però i commenti del presidente francese sulla Nato, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti. “Ritengo che stiamo assistendo alla morte cerebrale della Nato. Bisogna essere lucidi”, ha sentenziato Macron.
Una dichiarazione perentoria dopo ciò che è accaduto nel nord della Siria, dove gli statunitensi hanno ritirato i loro soldati senza nemmeno avvertire gli alleati come la Francia (che mantiene anch’essa un contingente sul campo) e dove la Turchia, membro della Nato, ha attaccato i curdi siriani, punto fermo della coalizione internazionale contro il gruppo Stato islamico (Is).
Disappunto tedesco, apprezzamento russo
Macron si è spinto fino a mettere in dubbio la credibilità dell’articolo 5, la clausola fondamentale dell’alleanza atlantica che prevede una solidarietà militare automatica tra i paesi aderenti in caso di attacco contro uno qualsiasi di essi. A poche settimane del vertice per il settantesimo anniversario della Nato, in programma a Londra, quella di Macron appare come una vera e propria requisitoria.
Le parole del presidente hanno alimentato forti critiche. Il 7 novembre, quando l’intervista ha cominciato a circolare, il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, si trovava a Berlino per incontrare Angela Merkel. Entrambi hanno espresso il loro disaccordo rispetto alle opinioni di Macron, e la cancelliera ha detto senza giri di parole di non condividerle affatto.
Macron vuole spingere l’Europa a risvegliarsi
Gli ambienti atlantisti europei hanno criticato aspramente le parole di Macron, sottolineando che l’Europa non ha né i mezzi né la volontà per sottrarsi all’ombrello americano solo per realizzare un vecchio sogno del generale de Gaulle. Gli unici ad aver apprezzato l’intervento di Macron, con una certa malignità, sono i russi.
Macron vuole spingere l’Europa a risvegliarsi e pensa che l’insediamento della nuova Commissione Von der Leyen sia il momento migliore per farlo. Resta da capire se il metodo è quello adatto.
L’Europa è contraddittoria. Si autoflagella quando non ha una leadership ma è sempre pronta a criticare chiunque provi a mettersi alla guida. Quando la Francia parla di autonomia strategica c’è immancabilmente qualcuno che ipotizza una volontà egemonica di Parigi.
Se il metodo e le parole scelti da Macron possono essere criticabili, la sua diagnosi è incontestabile: l’Europa rischia innegabilmente di restare indietro nel nuovo mondo dominato dal duopolio sino-statunitense e di perdere la propria sovranità tecnologica e strategica se non riuscirà ad affermarsi pienamente come potenza.
Trent’anni fa l’Europa si riuniva nella gioia per la caduta del muro di Berlino e pensava di assistere alla “fine della storia”. Ma oggi non riesce ancora ad adattarsi a un mondo nuovamente basato sui rapporti di forza. Alla fine sarà la storia a dire se Macron, interpretando il ruolo di Cassandra, avrà provocato il risveglio sperato o se invece il suo intervento avrà sortito l’effetto contrario.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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