Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian non è famoso per le sue frasi lapidarie. Eppure ne ha appena pronunciata una particolarmente sconfortante. “Il mio timore è che il mondo dopo il virus somigli a quello di prima, ma in peggio” ha dichiarato in un’intervista concessa al quotidiano Le Monde.

Le parole di Le Drian sono una doccia fredda per le persone isolate ai quattro angoli del globo e convinte che la crisi sanitaria ed economica potrebbe restituirci un mondo migliore.

L’analisi del ministro si basa su una constatazione indiscutibile: “La pandemia”, ha dichiarato Le Drian parafrasando il teorico della guerra Clausewitz, “è la prosecuzione della lotta tra potenze con altri mezzi”. In altre parole la crisi sanitaria esaspera rivalità nazionali, concorrenze tra sistemi e antagonismi ideologici e religiosi già radicati prima dell’emergenza.

Le divisioni interne all’Onu
Di sicuro questo concetto vale per le due superpotenze del ventunesimo secolo, la Cina e gli Stati Uniti, come abbiamo già sottolineato. Ma lo stesso meccanismo si ripresenta lungo tutte le linee di frattura del nostro pianeta. Basta pensare alla guerra che si sta consumando dall’altra parte del Mediterraneo, in Libia. Evidentemente durante la pandemia i conflitti continuano con la stessa intensità e le stesse ingerenze.

Per comprendere la frustrazione evidenziata dal capo della diplomazia francese è sufficiente osservare quello che sta accadendo (o meglio quello che non sta accadendo) al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

I cinesi e gli statunitensi impongono al Consiglio di sicurezza una serie di paletti che riflettono il pessimo stato dei loro rapporti

L’istituzione, il cui compito è proprio quello di gestire e mitigare le crisi, è paralizzata da divisioni che esistevano già prima della pandemia. Da due settimane la Francia, insieme ad altri paesi, chiede un doppio intervento del Consiglio di sicurezza.

Innanzitutto Parigi vorrebbe una risoluzione per appoggiare l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per un cessate il fuoco in tutti i conflitti in corso. Ma la proposta francese si scontra con la posizione di Stati Uniti e Russia, che non vogliono impedimenti alla loro libertà di azione in Siria o in Iraq…

In secondo luogo la Francia spinge affinché i leader dei cinque membri permanenti del consiglio – Cina, Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Russia – si incontrino in videoconferenza per concordare un gesto di unità durante la pandemia. Anche in questo caso non è semplice. Stavolta sono i cinesi e gli statunitensi a imporre una serie di paletti che riflettono il pessimo stato dei loro rapporti durante l’emergenza in corso. Alla fine è probabile che il vertice si farà, ma il suo valore simbolico si riduce ogni giorno che passa.

Questo clima deleterio tra le potenze pesa parecchio sulla capacità del mondo di affrontare collettivamente una crisi di portata straordinaria. In questo contesto le esitazioni europee acquistano senso. Nell’intervista a Le Monde Le Drian ha dichiarato di coltivare la speranza che l’Europa “eserciti la sua sovranità e si costruisca un destino da leader”.

Purtroppo queste esortazioni contrastano con i temporeggiamenti dell’eurozona in merito alla condivisione futura del debito. I dirigenti dei 27 si ritroveranno il 23 aprile in videoconferenza. Nelle loro mani c’è la possibilità di costruire un mondo che non sia affatto “simile a quello di prima, in peggio”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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