Quante volte è stato detto che il tandem franco-tedesco fosse giunto al capolinea, morto, superato, e che il periodo delle mitiche accoppiate – De Gaulle-Adenauer, Kohl-Mitterrand, Chirac-Schroeder – fosse ormai concluso?
E invece il 18 maggio Angela Merkel ed Emmanuel Macron, ognuno occupando metà dello schermo come è giusto fare di questi tempi, hanno dato prova del fatto che le regole del gioco saranno anche diventate più complesse, ma ancora oggi nulla si muove senza come minimo un’intesa franco-tedesca.
Anche se gli ultimi tre anni di questa relazione tra il presidente e la cancelliera non hanno mantenuto tutte le promesse, la coppia ha saputo trovare un’intesa in un momento decisivo, per proporre un nuovo salto di qualità all’Europa.
Uscire dall’impasse
L’iniziativa del 18 maggio risponde alla richiesta di solidarietà dei paesi più colpiti dal virus, creando un fondo di rilancio di 500 miliardi di euro basato per la prima volta sull’indebitamento e dunque sul finanziamento comune. Difficile entusiasmarsi per uno strumento di debito, ma si tratta comunque di una piccola rivoluzione. Sempre che sia concretizzata, naturalmente.
Da settimane il tema divide l’Europa. La Germania e soprattutto i Paesi Bassi si oppongono all’idea di un indebitamento comune, l’unico modo per preservare la coesione dei 27. Ormai da un mese assistiamo alle invettive tra gli stati dell’Ue, e l’Europa sembrava correre un pericolo mortale.
Angela Merkel ha ribadito il suo impegno sul piano europeo al fianco di Emmanuel Macron
Un accordo franco-tedesco non significa necessariamente che gli altri 25 paesi sposeranno le posizioni di Parigi e Berlino. Di sicuro sarà indispensabile fare opera di persuasione. Ma è altrettanto vero che l’intesa preliminare tra Francia e Germania era indispensabile per uscire dall’impasse.
È qui che il “metodo franco-tedesco”, sperimentato da generazioni di capi di stato, ha dato il meglio di sé. Le divergenze tra le due capitali sono emerse in modo evidente due mesi fa, quando la Francia ha firmato con altri otto paesi, ma senza la Germania, un appello per la creazione di uno “strumento di debito comune”.
Eppure, secondo un mediatore, la Germania si è informata dietro le quinte sulle tappe di questo processo. In questa coppia, evidentemente, non ci sono segreti. Nel frattempo è stato avviato un paziente lavoro diplomatico intervallato da incontri telefonici al vertice. Fino al compromesso del 18 maggio.
Angela Merkel ha scelto l’Europa. Qualche giorno fa è sembrato che i giudici della corte costituzionale tedesca volessero contestare alcune decisioni europee, mettendo la cancelliera in una posizione imbarazzante. Merkel ha deciso di uscirne alzando la posta e ribadendo il suo impegno sul piano europeo, prima in un discorso al Bundestag e poi, il 18 maggio, al fianco di Emmanuel Macron.
Spesso si dice che l’Europa migliori solo grazie alle crisi. Nel caso del covid-19 l’Unione non è la causa dei propri mali, ma è stata comunque messa di fronte ai suoi limiti.
Il 18 maggio i capi di stato delle due principali potenze del “club” hanno scelto di dare dall’alto una risposta a questa crisi, con un piano che al di là del denaro promesso conferma gli obiettivi ecologici e l’ambizione di sovranità, proponendo inoltre di inserire la sanità tra le prerogative comunitarie. Niente male per una coppia che si pensava sull’orlo del divorzio.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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