In questi giorni si percepisce un odore di intifada nelle città palestinesi, da Ramallah a Hebron. Contrariamente alle rivolte precedenti, però, l’obiettivo stavolta non sono l’esercito o i coloni israeliani, ma l’Autorità nazionale palestinese (Anp), il governo autonomo che dovrebbe incarnare e difendere la causa dei palestinesi in Cisgiordania.

Tutto è cominciato con la morte di Nizar Banat, attivista di 43 anni originario di Hebron, deceduto il 24 giugno poche ore dopo che la polizia palestinese l’aveva arrestato. La famiglia di Banat parla di “omicidio” e afferma che il corpo dell’uomo mostrava i segni delle percosse. Le autorità, invece, hanno dichiarato che le condizioni di salute di Banat sono “rapidamente peggiorate”.

Banat era conosciuto per le critiche spietate rivolte sui social network contro l’Anp, guidata da Abu Mazen. Migliaia di persone hanno partecipato ai suoi funerali a Hebron, nel sud della Cisgiordania, e da allora sono state organizzate manifestazioni ogni giorno a Ramallah, sede dell’Anp, con scontri tra manifestanti e polizia. Scene che ricordano le intifada degli anni ottanta e duemila.

La morte di Banat è la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un contesto segnato dal risentimento crescente nei confronti dell’Anp. All’origine della protesta c’è la decisione di Abu Mazen di annullare le elezioni presidenziali e legislative previste per il mese scorso nei territori palestinesi.

Il problema è che le ultime elezioni risalgono a quindici anni fa

Ufficialmente la scelta è stata dettata dal rifiuto di Israele di consentire il voto a Gerusalemme Est, ma i palestinesi sono convinti che Abu Mazen abbia annullato la tornata elettorale per paura di una sconfitta, anche perché il suo partito, Al Fatah, era diviso in diverse liste concorrenti, mentre Hamas minacciava di ottenere un ottimo risultato. L’annullamento delle elezioni ha giocato un ruolo nella decisione del partito islamista di lanciare la sua “guerra dei razzi” contro Israele.

Il problema è che le ultime elezioni risalgono a quindici anni fa. La legittimità di Abu Mazen, successore di Yasser Arafat, è dunque discutibile. Per questo motivo il presidente è finito al centro della collera dei manifestanti dopo la morte di Banat.

Nei territori palestinesi è arrivata la fine di un ciclo. Il sistema ereditato dagli accordi di Oslo del 1993 è in crisi, a causa dell’assenza della prospettiva di uno stato indipendente come previsto dagli storici accordi, ma anche della divisione delle forze palestinesi tra Cisgiordania e Gaza, dell’autoritarismo crescente di un’Autorità screditata e dell’emergere di una nuova generazione palestinese che non ha conosciuto le lotte del passato.

A cosa può portare tutto questo? Il carattere di questa intifada senza precedenti è imprevedibile, perché la lotta è diretta contro i propri leader storici che secondo i giovani manifestanti hanno ormai fatto il loro tempo.

Alcuni palestinesi si considerano “occupati” sia da Israele sia dall’Anp. Lo scontro si allarga, insomma, ma forse il necessario chiarimento politico palestinese, che non è stato possibile attraverso le urne, potrebbe concretizzarsi nelle piazze.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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