È una crisi che incrocia due situazioni drammatiche. La prima è antica, ed è quella dei migranti arrivati dalla Nigeria o dallo Sri Lanka, che vagano di paese in paese alla ricerca di una porta d’ingresso in un’Europa chiusa a doppia mandata. La seconda, più cinica, è quella creata da un regime alle strette, quello del dittatore bielorusso Alexander Lukašenko, che usa i migranti come arma contro l’Unione europea colpevole di avergli imposto una serie di sanzioni.
Alla frontiera tra la Bielorussia e la Polonia, come accaduto alcune settimane fa al confine tra Bielorussia, Lituania e Lettonia, diversi migranti si trovano coinvolti in una situazione che va ben oltre la loro epopea. Tanti sono morti negli ultimi giorni, a causa del freddo e delle ferite. Sono le vittime di una doppia crisi che li priva della loro umanità.
Il 29 settembre il governo polacco ha chiesto al parlamento di prolungare lo stato d’emergenza decretato ad agosto per via della situazione alla frontiera. La Polonia, che come i vicini baltici accoglie migliaia di esiliati e attivisti bielorussi, accusa il regime di Minsk di portare avanti una “guerra ibrida” cercando di destabilizzare l’Europa colpendola dove è più vulnerabile, cioè sulla questione dei migranti.
Consiglio sorprendete
Molti migranti che sono riusciti a entrare in territorio polacco, come i nigeriani trovati congelati alcuni giorni fa in un bosco da una troupe della Bbc, hanno raccontato di essere stati condotti al confine dai soldati bielorussi, che li avrebbero istruiti su come sfuggire alla polizia di frontiera polacca. I migranti hanno riferito inoltre di essere saliti a bordo di un aereo per Minsk sulla base di una promessa di poter entrare in un paese dell’Unione europea.
Secondo un giornalista bielorusso, le autorità polacche avrebbero diffuso negli ultimi giorni una serie di sms in inglese indirizzati a tutti i telefoni cellulari attivi nella zona di frontiera, anche sul lato bielorusso. Il testo sarebbe il seguente: “La frontiera polacca è chiusa, le autorità bielorusse vi hanno mentito. Tornate a Minsk e non prendete alcuna pillola offerta dai soldati bielorussi”.
Il governo populista polacco è noto per la sua ostilità nei confronti di qualsiasi immigrazione extraeuropea
Quest’ultimo consiglio è sorprendente, ma i polacchi sono convinti che i bielorussi droghino i migranti per convincerli a tentare la traversata. Il problema è che la Polonia non è certo al di sopra di ogni sospetto.
L’attuale governo populista polacco è rinomato per la sua ostilità verso qualsiasi immigrazione extraeuropea, e gli agenti di frontiera sono accusati dai migranti di essere violenti tanto quanto i bielorussi e di non rispettare il diritto d’asilo. Il trattamento riservato ad alcuni migranti arrivati dalla Bielorussia, accusati di essere criminali e mafiosi, è sconvolgente.
Il 29 settembre si è mossa la Commissione europea, sottolineando che l’Europa sostiene la Polonia nella protezione delle sue frontiere ma invitando Varsavia ad agire nel rispetto dei diritti umani e a evitare qualsiasi rischio di decesso.
La tensione alle frontiere ci ricorda che a un anno dalla contestata rielezione di Lukašenko la crisi politica bielorussa non si è ancora conclusa. La repressione va avanti, con oltre 700 prigionieri politici e nessuna prospettiva di risoluzione.
L’Unione europea ha imposto sanzioni senza precedenti, inasprite in settimana per rispondere alla strumentalizzazione dei migranti. Ma il regime di Minsk, sostenuto da Vladimir Putin, tiene duro. E così tra le sue vittime ora si contano anche i migranti, eterni dannati della terra.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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