Cosa cerca Vladimir Putin in Ucraina? La domanda si pone regolarmente ogni volta che la Russia ammassa truppe alla frontiera e nuove tensioni fanno temere il peggio.

È successo ad aprile, poco prima dell’incontro tra Joe Biden e il presidente russo a Ginevra. Accade nuovamente oggi, con oltre centomila soldati russi e armi pesanti schierati al confine con l’Ucraina.

Umorismo del Cremlino? Mosca accusa Kiev di preparare un attacco e afferma che la mobilitazione del suo esercito è una risposta alle manovre della Nato. Le accuse della Russia non poggiano su alcuna prova, ma danno l’idea di un clima diplomatico e militare al profumo di guerra fredda.

A Riga, dove erano riuniti da due giorni i ministri della Nato, il segretario di stato americano Anthony Blinken ha messo in guardia Mosca contro un’iniziativa militare, ma non ha precisato quale sarebbe la reazione dell’Alleanza atlantica in caso di attacco.

Facendo aumentare la tensione Putin ha un’idea chiara in testa. Vuole “finlandizzare” l’Ucraina. Il termine “finlandizzare”deriva dalla guerra fredda, quando descriveva la situazione della Finlandia: situata alla frontiera con l’Unione Sovietica, neutrale di fatto per accordo comune e dipendente economicamente dal suo potente vicino. Dopo la fine della guerra fredda la Finlandia è entrata a far parte dell’Unione europea, ma non della Nato.

“Finlandizzare” l’Ucraina, per Putin, significa ricevere una garanzia da parte degli occidentali del fatto che il paese non entrerà mai nell’Alleanza atlantica guidata dagli Stati Uniti. Il Cremlino ha fatto presente che se i missili della Nato fossero piazzati in Ucraina, così vicino a Mosca, la Russia reagirebbe immediatamente.

L’Ucraina non può rimanere in eterno un problema irrisolto, vittima di una guerra di destabilizzazione a est

Il problema dell’allargamento a est della Nato è un tema cruciale fin dalla caduta dell’Urss, nel 1991. Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente sovietico, assicura che gli americani gli avevano promesso di non allargare la Nato a est, cosa che invece è accaduta. Tra l’altro non esistono tracce di questa presunta promessa.

Nel 2008, durante il vertice di Bucarest, l’Ucraina ha mancato l’adesione alla Nato. All’epoca sul tavolo c’era l’ingresso di Kiev e della Georgia, due ex repubbliche sovietiche, ma la Francia e la Germania bloccarono tutto per non provocare Mosca. L’Ucraina continua a chiedere di entrare nel club.

Oggi l’argomento non è affrontato apertamente, ma il 1 dicembre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha respinto l’idea di un accordo con Putin. L’adesione dell’Ucraina riguarda solo Kiev e i trenta paesi dell’Alleanza, ha precisato Stoltenberg.

Resta il fatto che l’Ucraina non può rimanere in eterno un problema irrisolto, vittima di una guerra di destabilizzazione a est che ha già provocato 13mila morti e già privata dalla Russia della regione meridionale della Crimea. In questa fase di rimescolamento dei rapporti di forza al livello globale questa parte dell’Europa è al centro delle manovre delle potenze.

La guerra non è sul punto di scoppiare, ma Putin non ha altri mezzi per imporsi se non quello di gonfiare il petto. Il presidente russo sa che gli occidentali non vogliono “morire per Kiev”. Questa è la sua carta per “neutralizzare” l’Ucraina.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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