Per avere un’idea della complessità dell’ingranaggio diplomatico che sta trasformando il pianeta basta seguire l’agenda di Vladimir Putin. Il presidente russo, ancor più del suo amico cinese Xi Jinping o di Joe Biden a Washington, gioca più partite contemporaneamente in un mondo tutt’altro che stabile.
Il 6 dicembre Putin si trovava a Nuova Delhi, dov’è stato accolto calorosamente dal primo ministro indiano Narendra Modi nonostante i due paesi, un tempo molto vicini, mantengano attualmente amicizie problematiche: la Russia con la Cina, l’India con gli Stati Uniti, il tutto sullo sfondo delle tensioni tra l’India e la Cina, che l’anno scorso hanno provocato uno scontro armato.
Amicizie flessibili
A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che Putin non si è presentato a mani vuote, ma ha consegnato all’India il suo famoso sistema antimissile S-400, che proteggerà il suo amico indiano dai missili del suo amico cinese. A Delhi Putin ha inoltre firmato 28 accordi economici con l’India nel corso di una visita breve ma fruttuosa.
Può sembrare paradossale, ma l’India e la Russia hanno tutto l’interesse a mostrare ai rispettivi amici di non essere vincolate. L’India si è considerevolmente riavvicinata agli Stati Uniti sia con Donald Trump sia con Joe Biden, e oggi fa addirittura parte del Quad, un’alleanza diretta de facto contro la Cina e composta da Giappone, Australia, Stati Uniti e appunto dall’India.
Putin gioca una partita che gli è congeniale, usando tutti i registri a sua disposizione (a cominciare da quello militare)
La Russia, dal canto suo, è legata sempre più strettamente alla Cina, sia a causa delle sanzioni occidentali successive all’annessione della Crimea nel 2014 (che hanno spinto Mosca verso la potente economia cinese) sia nel contesto di un’alleanza destinata a infrangere il dominio occidentale.
Né l’India né la Russia vogliono essere solo partner secondari di coalizioni rivali. New Delhi sa bene che Washington accoglierà con fastidio l’installazione delle batterie S-400 in India, mentre Pechino sarà irritata dalle effusioni di Putin in India in un momento in cui la tensione tra i due giganti asiatici resta forte. Queste “infedeltà” sono il segno che nel mondo attuale le alleanze non sono rigide.
Il 7 dicembre Putin parlerà con Joe Biden, e l’ambiente sarà completamente diverso. La videoconferenza tra i due arriva infatti in piena crisi ucraina. Washington accusa Mosca di preparare un’invasione dell’Ucraina ammassando truppe al confine, dunque il dialogo si annuncia piuttosto secco.
Anche in questo caso Putin gioca una partita che gli è congeniale, usando tutti i registri a sua disposizione (a cominciare da quello militare) per consolidare quella che considera come la sua sfera d’influenza: l’ex impero sovietico, Ucraina compresa. Il presidente russo ricorre all’intimidazione e mette alla prova l’impegno statunitense prima di valutare la sua prossima mossa.
Amabile con l’alleato indiano degli americani, ma aggressivo con l’alleato ucraino, Putin dimostra che in questa fase di ricomposizione tutto è possibile, e in questo modo obbliga i suoi rivali alla flessibilità diplomatica. Il gioco che porta avanti il presidente russo è diverso da qualsiasi altro.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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