Dopo il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol (definito “crimine di guerra” dalla presidente della Commissione europea) e la partenza di metà della popolazione civile da Kiev, città ormai quasi assediata, il limitato sostegno accordato dagli occidentali all’Ucraina solleva pesanti interrogativi.
Negli ultimi giorni i paesi della Nato, Stati Uniti in testa, hanno respinto due volte le pressanti richieste del governo ucraino di un’assistenza che avrebbe potuto fare la differenza contro l’invasore russo. La prima richiesta riguardava l’imposizione di una no-fly zone, una zona di esclusione aerea sui cieli dell’Ucraina, mentre la seconda consisteva in una fornitura di aerei da combattimento all’aeronautica ucraina.
La spiegazione di questo doppio rifiuto è legata alla cosiddetta “cobelligeranza” e alla paura di essere considerati come parte attiva del conflitto contro un nemico comune. Questa prospettiva spaventa i paesi della Nato.
Né la Polonia né tantomeno gli Stati Uniti vogliono apparire impegnati attivamente nella guerra al di là degli aiuti militari e umanitari
Le due richieste hanno implicazioni diverse. La prima è semplice: per imporre una no-fly zone bisogna essere pronti ad abbattere un aereo nemico nel cielo ucraino. Dunque potrebbe verificarsi uno scontro aereo tra statunitensi e russi. In questo contesto vale la pena ricordare le parole pronunciate da Joe Biden prima dell’invasione: “Un soldato americano davanti a un soldato russo significa terza guerra mondiale”.
La seconda vicenda è più complicata. Gli Stati Uniti hanno inizialmente proposto che la Polonia consegnasse all’Ucraina i suoi aerei da combattimento di fabbricazione russa (un lascito dell’era sovietica) in quanto immediatamente utilizzabili dai piloti ucraini. La Polonia si è prima rifiutata, per poi offrirsi di consegnarli agli statunitensi in una base situata in Germania autorizzando Washington a inviarli in Ucraina. Ma a quel punto sono stati gli Stati Uniti a rifiutarsi, creando un caso in un momento in cui gli occidentali cercano di fare blocco.
Anche il secondo rifiuto americano è dovuto al rischio di “cobelligeranza”. Evidentemente né la Polonia né tantomeno gli Stati Uniti vogliono apparire impegnati attivamente nella guerra al di là degli aiuti militari e umanitari che già forniscono a Kiev. Tra la consegna di un missile anticarro e quella di un aereo da guerra appartenente al proprio esercito c’è una sottile differenza giuridica.
Durante la guerra tra Iran e Iraq, negli anni ottanta del novecento, la Francia aveva sostenuto l’Iraq di Saddam Hussein fornendo aerei Super-étendards dotati di missili Exocet, prelevati dall’arsenale dell’aeronautica francese. In quel caso l’Iran aveva accusato la Francia di essere diventata cobelligerante e c’erano state rappresaglie sotto forma di attentati terroristici.
Nel caso dell’Ucraina a cambiare tutto è chiaramente lo status di potenza nucleare della Russia, all’origine della prudenza di Washington. È una realtà frustrante e difficile da accettare davanti alle immagini della sofferenza degli ucraini, soprattutto agli occhi della popolazione, che sente di essere stata abbandonata nonostante l’aiuto militare e le sanzioni imposte alla Russia.
Tuttavia il rischio di un’escalation provocata dalla cobelligeranza è troppo elevato. Putin lo sa bene, e ne approfitta contro gli ucraini.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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