Stamattina l’Europa non è più la stessa. La vittoria netta di Giorgia Meloni e della sua coalizione di estrema destra altera gli equilibri politici sul continente, anche se con ogni probabilità la nuova leader italiana si muoverà inizialmente con prudenza.
I commentatori non sanno ancora come definire Meloni. La sua storia politica e quella del suo partito, Fratelli d’Italia, affondano nel passato fascista del paese, un passato che però, negli ultimi anni, Meloni si è impegnata a nascondere sotto il tappeto. Fratelli d’Italia è descritto a volte come partito “postfascista”, altre come “ultraconservatore” e “populista”. In Italia la coalizione di cui fa parte è chiamata ufficialmente di “centrodestra”, con uno strano concetto di “centro” che dimostra fino a che punto Meloni sia riuscita a confondere le acque.
Nel 2018 Steve Bannon, un tempo anima dannata di Donald Trump e guru dell’ultradestra statunitense, aveva proposto a Meloni di essere “il volto ragionevole che permetta al populismo di destra di trionfare”. Bannon, l’uomo che aveva tentato di federare l’estrema destra europea, non può celebrare la “sua” vittoria a posteriori, perché troppo impegnato con la giustizia statunitense e privato del passaporto.
Terremoto politico
È significativo che il primo messaggio di congratulazioni per Meloni sia arrivato da Viktor Orbán, primo ministro ungherese in guerra aperta con Bruxelles sulle questioni dello stato di diritto. Qualche anno fa Orbán aveva teorizzato un terremoto politico in Europa una volta conquistata l’Italia, anche se all’epoca il leader ungherese scommetteva su Matteo Salvini, leader della Lega e oggi partner nella coalizione di Meloni (ma con un peso ridotto).
In ogni caso, anche se le idee di Meloni sul futuro dell’Europa sono più vicine a quelle di Orbán che a quelle di Emmanuel Macron, possiamo presumere che la nuova presidente del consiglio agirà con prudenza. D’altronde dai tempi dei progetti di Bannon e Orbán la situazione è cambiata, prima con il covid e poi con la guerra in Ucraina.
Meloni dovrà affrontare due sfide: con l’Ue e con i partner di coalizione
Duramente colpita dalla pandemia, l’Italia ha ottenuto la fetta più grossa del piano di rilancio europeo, circa 200 miliardi di euro. Di sicuro Meloni non vorrà mettere in pericolo questa manna legata a un progetto messo a punto da Mario Draghi, capo del governo uscente. Gli italiani non le perdonerebbero un conflitto su questo tema.
Meloni dovrà affrontare due sfide: quella della relazione con l’Unione europea, con un margine di manovra risicato, e quella dei rapporti con i partner di coalizione, che non saranno semplici.
La guerra in Ucraina sarà un test di questo equilibrio, perché Meloni ha sostenuto con convinzione l’Ucraina (anche con la consegna d’armi) mentre i suoi due alleati, Salvini e Berlusconi, evidenziano un dichiarato atteggiamento filorusso.
Ma è soprattutto sul futuro dell’Unione europea che Meloni rischia di avere un ruolo decisivo. Fino a quando guiderà l’Italia, infatti, possiamo dimenticarci le previste revisioni dei trattati e il rafforzamento dell’Unione.
Un primo ministro di estrema destra in Italia, paese fondatore dell’Unione, costituisce una sfida inedita per un’Europa alle prese con una guerra alle sue porte, con una crisi economica incombente e con la definizione del suo ruolo nel nuovo mondo. L’Europa, in effetti, non è più la stessa, stamattina…
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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