Prima dell’incontro politico tra il presidente francese Emmanuel Macron e il numero uno cinese Xi Jinping, nel pomeriggio del 5 aprile a Pechino, era rimasto soltanto un dubbio in merito alla dichiarazione finale franco-cinese: quello che riguardava la guerra in Ucraina. Tutto il resto era già stato negoziato in anticipo dai consiglieri dei due capi di stato.
L’Ucraina costituiva il punto più delicato del viaggio, arrivato poco dopo la visita del presidente cinese a Mosca, dove ha giurato amicizia eterna alla Russia di Putin. Il 5 aprile, in occasione di un incontro con la stampa dei due presidenti, abbiamo assistito a un sorprendente passo a due sull’Ucraina tra Macron e Xi. Naturalmente non è stato possibile rivolgere domande. In Cina non si usa.
Macron ha detto chiaramente tutto quello che Xi non ha voluto dire, ma lo ha fatto in modo tale da lasciare l’impressione di coinvolgere il suo interlocutore. Xi è rimasto impassibile mentre nel monumentale Palazzo del popolo, a pochi passi dalla Città proibita, risuonavano parole mai sentite: sull’aggressione russa, sui crimini di guerra, sui bambini ucraini deportati, sul ritorno alle frontiere dell’Ucraina…
Contraddizioni e vaghezza
Il presidente francese ha inoltre incluso nel suo discorso tutto quello che non ha potuto inserire nel comunicato finale, ricordando che a Mosca, davanti a Xi, Vladimir Putin si era impegnato a non trasferire armi nucleari fuori del suo territorio, per poi annunciare tre giorni dopo l’intenzione di piazzare ordigni atomici in Bielorussia. Macron ha cercato di sottolineare una delle contraddizioni tra Pechino e Mosca.
E la Cina? Xi ha ricordato la necessità di una soluzione politica in termini piuttosto vaghi (come nel suo presunto piano di pace) riaffermando in particolare il suo rifiuto del ricatto nucleare. Pechino non sembra pronta a spingersi oltre nella sua presa di distanza da Mosca, ma gli europei non si facevano molte illusioni in merito.
Gli europei si sono presentati a Pechino anche con un’offerta di dialogo
Gli europei si sono convinti che tutto ciò che non si evolve in senso negativo è un buon risultato. Un’evoluzione negativa, naturalmente, sarebbe un impegno militare della Cina al fianco della Russia, attraverso la consegna di armi. Gli occidentali, uno dopo l’altro, hanno fatto presente a Pechino quali sarebbero i rischi di una simile decisione, soprattutto in termini economici. Il 5 aprile Macron è stato chiaro: “Chiunque dovesse aiutare l’aggressore si assume il rischio di esserne complice”. Le dichiarazioni cinesi, in quest’ottica, sono dunque rassicuranti.
Il conflitto in Ucraina sembra sempre di più il fattore decisivo per il futuro dei rapporti tra Europa e Cina. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha partecipato a un incontro allargato per rafforzare il messaggio rivolto a Xi.
Gli europei si sono presentati anche con un’offerta di dialogo, Macron più chiaramente rispetto a Von der Leyen. Ma il presidente francese ha anche ribadito la sua opposizione alla logica dei blocchi contrapposti e a una nuova guerra fredda. Un approccio che piace molto a Pechino, soprattutto in questo momento di forti tensioni con gli Stati Uniti. Xi, dal canto suo, ha elogiato il progetto di autonomia strategica tanto caro a Macron.
Eppure nessuno si fa troppe illusioni. Questo “ritorno di fiamma” tra l’Europa e la Cina è estremamente fragile e probabilmente non resisterebbe a un rafforzamento del sostegno di Pechino alla guerra di Putin in Ucraina.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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