A che gioco sta giocando Evgenij Prigožin? La domanda aleggia ormai da mesi, ma stavolta il capo del gruppo militare privato Wagner sembra aver superato il limite.
Il 9 maggio Prigožin, già in aperto conflitto con i capi dell’esercito e con il ministro della difesa, se l’è presa addirittura con Vladimir Putin, descritto in un video come un “nonno” deriso. Tra l’altro l’affondo è arrivato nel giorno dell’anniversario della vittoria sul nazismo, mentre Putin si preparava a guidare la parata sulla piazza Rossa.
Prigožin ha messo in scena la sua guerra contro il potere militare russo. Nelle immagini il capo della Wagner, un uomo corpulento e non certo un soldato, indossa una mimetica, un giubbotto antiproiettile e caricatori di kalashnikov intorno alla vita, raccontando di aver ricevuto una lettera minacciosa in cui il ministero della difesa russa gli comunicava che sarà processato per “tradimento” se ritirerà le sue truppe da Bakhmut, la città ucraina che sta cercando di conquistare da settimane.
Nel video Prigožin torna a lamentarsi di non aver ricevuto le munizioni che chiede a gran voce al capo dell’esercito, il generale Valerij Gerasimov, e al ministro della difesa, Sergej Shoigu, i suoi due nemici giurati all’interno del sistema.
L’attività della Wagner illustra il funzionamento del sistema Putin e la sua capacità di muovere diverse leve
Ma perché Prigožin ha deciso di attaccare anche Putin? È qui che la vicenda si fa misteriosa. Finora avevamo pensato che il presidente russo strumentalizzasse la guerra tra clan all’interno del suo entourage, ma nel video Prigožin afferma che alcuni soldati russi hanno abbandonato le posizioni a causa della “stupidità dei loro capi” e punta il dito direttamente contro il “nonno” Putin, bersagliandolo con diversi insulti. In un esercito normale denigrare il “comandante in capo” in tempo di guerra equivale all’insubordinazione. Non in Russia, evidentemente.
Prigožin occupa un ruolo peculiare nella galassia di Putin. La sua parabola è nota. Soprannominato in passato “il cuoco di Putin”, ha conosciuto il capo del Cremlino quando entrambi operavano a San Pietroburgo, prima di creare la Wagner, una fabbrica di disinformazione e di mercenari.
La vicenda ci fa capire innanzitutto che non siamo alle prese con una situazione classica. Poco prima di invadere l’Ucraina, Putin aveva smentito davanti a Emmanuel Macron qualsiasi legame con la Wagner, ma ormai non è più possibile alcuna ambiguità, in Ucraina e di conseguenza nemmeno negli altri teatri in cui agisce Wagner, come il Sahel. Il gruppo è uno dei bracci armati del Cremlino.
L’attività della Wagner illustra il funzionamento del sistema Putin e la sua capacità di muovere diverse leve: un giorno Prigožin; un altro i ceceni di Kadirov, che vogliono prendere il posto della Wagner a Bakhmut; un altro ancora l’esercito regolare, che naturalmente non può vivere con serenità questa alternanza.
Qualcuno pensa che Prigožin abbia ambizioni più grandi, forse addirittura quella di diventare il nuovo zar. Un’aspirazione simile spiegherebbe le sue bordate contro i rivali. Ma attaccare Putin non è banale: il malfunzionamento alla guida del sistema è sicuramente una delle cause delle difficoltà russe sul campo.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Leggi anche:
Guarda anche:
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it