La sorpresa non arriva dalla candidatura del governatore della Florida Ron DeSantis alle primarie repubblicane, ma dalle modalità dell’annuncio, arrivato la sera del 24 maggio. Nessun quadretto familiare e neanche una comunicazione sulla rete televisiva conservatrice Fox News. No: nel 2023, l’uomo nuovo della destra americana ha deciso di candidarsi sul social network Twitter durante una conversazione con il suo proprietario, il miliardario Elon Musk.

Se non fosse che la piattaforma Space su cui DeSantis ha parlato ieri sera si è bloccata più volte, a causa di un guasto tecnico. I sostenitori di Donald Trump – l’ex presidente contro cui alle primarie repubblicane si candida DeSantis – hanno fatto i salti di gioia e parlano di “disastro”.

La forma ha la sua importanza, perché la dice lunga su una particolare visione del mondo e sull’evoluzione della comunicazione politica. Scegliendo un social network, DeSantis aggira i mezzi d’informazione tradizionali per i quali prova un totale disprezzo. Compresa Fox News, a lungo punto di riferimento assoluto dei conservatori. DeSantis ha privilegiato un social network che permettesse di parlare direttamente al pubblico, senza una mediazione giornalistica, “conversando” con Elon Musk che può contare sui 140 milioni di follower su Twitter, più di qualsiasi emittente tradizionale.

Cambio di profilo
Il fondatore della Tesla e della SpaceX, che l’anno scorso ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari, è perfettamente in linea con la scelta di DeSantis. Il miliardario, infatti, ha dichiarato di voler trasformare Twitter nel fulcro della fine della mediazione, superando il ruolo dei mezzi d’informazione tradizionali.

Il posizionamento politico di Musk è argomento di dibattito. Dopo aver ammesso di aver votato per il democratico Joe Biden nel 2020, stavolta Musk sembra orientato verso i repubblicani, e a tal proposito ha dichiarato pubblicamente che preferirebbe “un presidente normale”. Non Donald Trump, dunque. Se ci limitiamo al versante conservatore dello scacchiere, DeSantis corrisponde abbastanza bene a questo profilo.

Il proprietario di Twitter intrattiene rapporti piuttosto ambigui con l’estrema destra americana

Spesso Musk è stato descritto come un libertariano, una corrente che sostiene la libertà assoluta dei cittadini rispetto allo stato. Sarà anche vero, ma l’imprenditore non ha mai rifiutato l’intervento di Washington e in particolare del Pentagono, senza il quale il suo programma spaziale, per esempio, non esisterebbe.

Inoltre intrattiene rapporti piuttosto ambigui con un’estrema destra americana che cerca spazio su Twitter. Appena estromesso da Fox News, il presentatore ultraconservatore Tucker Carlson ha annunciato che sarà attivo su Twitter.

Il governatore della Florida parte con un considerevole svantaggio rispetto a Trump, che nonostante tutti i suoi grattacapi appare favorito per la nomination repubblicana. DeSantis, dunque, ha bisogno di uno slancio popolare per convincere i finanziatori, che hanno un’importanza fondamentale nella corsa alla Casa Bianca. Per farlo contava su Twitter e su Musk. Ma è stato un fallimento.

Durante il suo mandato Trump era il re incontrastato di Twitter, ma è stato privato del suo profilo dopo l’assalto al congresso del 6 gennaio 2021. Musk gliel’ha restituito a novembre, ma nel frattempo Trump aveva investito in un suo social network, Truth, e non ha più ricominciato a twittare. E oggi può rallegrarsene.

Questa battaglia online può sembrare puerile, ma dimostra fino a che punto il centro di gravità della politica si sia spostato dai giornali e dalla tv a un universo senza mediazione. Difficile che la democrazia ci abbia guadagnato.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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