Fin dall’inizio dell’invasione russa gli alleati dell’Ucraina sono coinvolti in un dibattito: quali armi è possibile consegnare a Kiev senza innescare una pericolosa escalation da parte di Mosca? Dopo le immancabili esitazioni, ogni volta gli occidentali hanno inviato mezzi sempre più letali e sofisticati, senza però varcare le famose linee rosse tracciate da Putin.
Ora gli Stati Uniti hanno annunciato che consegneranno a Kiev i missili a lungo raggio Atacms. Già da un anno il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj chiedeva a Washington di fornirglieli. Con una gittata di trecento chilometri, possono essere lanciati da terra senza il bisogno di aerei, come nel caso dei missili francesi e britannici, che Kiev ha già. Sono dunque più semplici da usare.
Al termine della visita di Zelenskyj negli Stati Uniti, la settimana scorsa, gli esperti erano rimasti sorpresi dal fatto che gli Atacms non fossero presenti nell’ultimo pacchetto di aiuti americani, e le ipotesi sui motivi di questa assenza non erano mancate. Ma lo scorso fine settimana Washington ha fatto sapere che i missili, equipaggiati con bombe a grappolo, saranno consegnati all’esercito ucraino.
La vicenda evidenzia l’ambiguità di una guerra che si gioca tutta sugli armamenti inviati a Kiev. L’Ucraina ha un unico obiettivo: respingere gli invasori oltre le proprie frontiere. Ma statunitensi ed europei hanno un orizzonte più ampio, di cui fanno parte la preoccupazione di non lasciarsi trascinare in un coinvolgimento diretto e non voluto nella guerra, quella di pensare anche ai rapporti con la Russia dopo il conflitto (a prescindere da chi la guiderà), e quella di non andare oltre ciò che l’opinione pubblica interna è disposta ad accettare. Questi limiti a volte sono fraintesi o criticati dall’Ucraina, frustrata sul piano operativo dal materiale che le manca.
Joe Biden è ancora frenato dalla paura, espressa già prima dell’invasione russa, di non scatenare la terza guerra mondiale. Inoltre, non bisogna dimenticare il fattore cinese, con la necessità di non spingere Pechino a impegnarsi più di quanto non faccia già.
Il compromesso
Le decisioni di Washington sono state sempre frutto di un compromesso tra queste considerazioni e i bisogni operativi degli ucraini. Ora, dopo lunghi dibattiti, l’esercito ucraino avrà accesso ai tanto desiderati missili. La gittata e la semplicità di utilizzo degli Atacms permetteranno al paese di colpire con maggiore forza obiettivi oltre la linea del fronte, come d’altronde sta già facendo.
Negli ultimi giorni l’esercito di Kiev ha moltiplicato le azioni dietro le linee russe, tra cui un’operazione che ha permesso di alzare la bandiera ucraina sul territorio della Crimea, annessa da Mosca, e il bombardamento del quartier generale della flotta russa sul mar Nero, a Sebastopoli.
Quale sarà la reazione della Russia? Qualche giorno fa, all’Onu, il ministro degli esteri Sergej Lavrov aveva dichiarato che Mosca si batte “contro l’occidente”, una retorica tanto classica quanto vuota. Gli statunitensi non vogliono che la Russia cambi atteggiamento, e a quanto pare pensano che i missili Atacms non risulteranno decisivi in questo senso.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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