Poche ore dopo il secondo tentativo di attentato contro Donald Trump, Elon Musk, sostenitore del candidato repubblicano e uomo più ricco del mondo, ha pubblicato sul social network X (di cui è proprietario) il seguente messaggio: “E nessuno cerca di assassinare Biden o Harris…”. Alla fine Musk ha cancellato il suo tweet, ma non prima che fosse letto da decine di milioni di persone.
Elon Musk, uno dei personaggi più in vista degli Stati Uniti e del mondo, è al contempo un imprenditore geniale (con le sue auto Tesla e i suoi razzi SpaceX) e un adolescente immaturo quando interviene su un social network.
Musk, forse, è una metafora perfetta della società americana, efficiente e moderna ma allo stesso tempo di una brutalità senza limiti. Secondo un’inchiesta del New York Times pubblicata pochi giorni fa, Musk teme di essere vittima della stessa violenza che alimenta con le sue esternazioni. Il miliardario ha creato un vero e proprio servizio segreto privato e si muove accompagnato da venti guardie del corpo armate, mentre in passato ne aveva appena due.
Negli Stati Uniti la violenza contro i personaggi più in vista ha una lunga storia, dagli assassinii di Kennedy e Luther King negli anni sessanta agli attentati contro Reagan nel 1981 e Trump questa estate. Ma esiste anche un’aggressività verbale onnipresente, che ha continuato a crescere con la polarizzazione del dibattito pubblico e il ruolo sempre più importante dei social network, senza filtro o quasi. Dalla violenza verbale a quella fisica il passo è breve.
La settimana scorsa il candidato repubblicano alla vicepresidenza JD Vance ha addirittura difeso su Cnn il diritto a inventare storie per sostenere le propria campagna elettorale. È la tappa successiva rispetto alla “verità alternativa” già teorizzata da Trump. Un caso lampante è quello dei migranti haitiani che secondo Trump mangerebbero i gatti e i cani a Springfield, in Ohio, lo stato di Vance.
Donald Trump si è coperto di ridicolo durante il dibattito con Kamala Harris insistendo su questa “fake news”, riproposta all’infinito su internet sotto forma di rap o di immagini generate dall’intelligenza artificiale in cui si vede Trump con due gatti tra le braccia inseguito da un’orda di migranti affamati. Possiamo anche riderne, ma per i migranti di Springfiel non è affatto divertente.
Questo tentativo di omicidio può pesare sulla battaglia elettorale? La personalità del sospettato, Ryan Wesley South, è sicuramente inquietante e contraddittoria, ma quest’uomo di 58 anni ha cercato di andare a combattere in Ucraina contro la Russia, e i repubblicani si sono concentrati su questo aspetto del suo percorso caotico per screditare i loro avversari.
Difficile valutare l’impatto di questo evento su una campagna elettorale già ricca di colpi di scena. I due attentati rafforzano la tesi di Trump secondo cui il paese è sull’orlo del caos, mentre Harris ha deciso di fare una campagna con toni più positivi e gioiosi.
Quale delle due visioni conquisterà gli indecisi? Alla fine a fare la differenza saranno poche migliaia o decine di migliaia di elettori in un piccolo gruppo di stati decisivi. Vincerà la rabbia di Trump o l’ottimismo di Harris?
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it