La guerra ibrida nel Baltico passa dai cavi sottomarini tranciati
Spesso sentiamo parlare del concetto di guerra ibrida, cioè di uno scontro con forme che non comprendono necessariamente il ricorso alle armi. È possibile che quello che è successo nei giorni scorsi nel mar Baltico rappresenti un nuovo esempio di questa guerra. Se così fosse, sarebbe estremamente inquietante.
Tra il 17 e il 18 novembre, a poche ore di distanza, sono stati tranciati due cavi sottomarini di fibra ottica che garantiscono i collegamenti a internet: uno tra la Svezia e la Lituania, e l’altro tra la Finlandia e la Germania. Serviranno almeno due settimane per riparare i danni sul fondale marino.
“Nessuno crede che i cavi siano stati recisi accidentalmente”, ha commentato il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, anche se al momento non esistono prove che si tratti di un atto di sabotaggio.
I ministri degli esteri di Germania e Finlandia hanno addirittura dichiarato che la sicurezza dell’Europa non è minacciata solo “dall’aggressione russa in Ucraina, ma anche dalla guerra ibrida condotta da soggetti ostili”.
I cavi sottomarini possono essere al centro di incidenti. L’ancora di una nave può agganciare un’estremità di uno di loro, oppure un sisma sottomarino può provocare danni gravi, com’è successo in Asia alcuni anni fa. Ma due cavi tranciati in meno di 24 ore lasciano pochi dubbi.
Le ipotesi sono cominciate immediatamente. Una nave da carico cinese, la Yi Peng 3, era nella zona ed è stata seguita da un’imbarcazione della marina danese. Partita da un porto russo, la Yi Peng 3 era diretta in Egitto. L’anno scorso un’altra nave da carico cinese aveva danneggiato un gasdotto tra la Finlandia e l’Estonia, ma non è mai stato stabilito se lo avesse fatto in modo deliberato.
Qualcuno ha collegato la vicenda dei cavi alla notizia, arrivata alla vigilia degli incidenti, della presenza della nave spia russa Yantar nella zona marittima irlandese, vicino ai cavi sottomarini tra Irlanda e Regno Unito. Un’imbarcazione della flotta irlandese ha scortato la Yantar fuori da quella zona, mentre le marine di Francia, Regno Unito e Stati Uniti ne seguivano i movimenti.
Per ora sono ipotesi senza prove. La prudenza è d’obbligo, soprattutto ricordando le ipotesi fatte dopo il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 nel Baltico, due anni fa.
Attribuire un atto di sabotaggio è sempre difficile, ma va detto che il contesto geopolitico in cui si sono verificati questi ultimi fatti è particolare. Il Baltico, infatti, è ormai quasi del tutto un “mare della Nato” per via della decisione di Svezia e Finlandia di entrare a far parte dell’alleanza atlantica dopo l’invasione dell’Ucraina. La Russia è oggi l’unico paese affacciato sul Baltico escluso dalla Nato.
Le infrastrutture cruciali come i cavi sottomarini sono diventati obiettivi comuni nelle guerre ibride teorizzate in tutto il mondo. I cavi, che attraversano i mari e gli oceani, sono ormai vitali per il funzionamento delle economie moderne e dei sistemi di difesa. Se fosse confermato che i due cavi sono stati effettivamente danneggiati da una potenza ostile, si tratterebbe dell’ennesima escalation in un mondo sempre più spaccato. E sicuramente non sarebbe l’ultima.
(Traduzione di Andrea Sparacino)