Secondo una legge comunitaria del 2005, chi cambia una somma superiore ai duemila euro in un casinò deve essere identificato e registrato. In passato l’obbligo scattava sopra i 12.500 euro.
La normativa era stata studiata per impedire che i casinò diventassero il luogo legale per riciclare il denaro sporco. Ogni giocatore, infatti, deve comprare le fiches con cui fa le sue puntate. Quando ha finito di giocare, si presenta alla cassa e, in cambio delle fiches, ottiene degli assegni circolari o soldi in contanti.
Chi vuole riciclare denaro sporco può limitarsi a giocare pochi euro e tornare in possesso della somma iniziale dopo averla convenientemente ripulita, grazie all’anonimato, senza lasciare nessuna traccia.
Molte indagini giudiziarie hanno dimostrato che i casinò sono uno dei principali canali usati dalle organizzazioni criminali per ripulire i proventi delle estorsioni e dello spaccio di droga. In teoria la normativa europea dovrebbe essere già in vigore nel nostro paese, visto che il parlamento italiano ha recepito la legge il 1 gennaio 2008.
Ma le forti proteste dei casinò hanno spinto il governo italiano a rinviare al 21 aprile 2010 il termine imposto alle case da gioco per introdurre i nuovi controlli e le registrazioni per i giocatori che cambiano più di duemila euro in contanti.
Questo slittamento non aiuta certo chi lavora ogni giorno per trovare strumenti sempre più moderni ed efficaci contro l’attività delle organizzazioni mafiose. Il ministro dell’interno Roberto Maroni dovrebbe spiegare i motivi del rinvio. (con lavoce.info)
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