Il parlamento europeo ha 758 seggi. I grandi elettori delle presidenziali statunitensi sono 538. Spesso si parla di Stati Uniti d’Europa e di presidente della Commissione europea eletto dal popolo. Come osserva Pietro Manzini su lavoce.info, è possibile farlo senza modificare i trattati europei. Negli Stati Uniti vige il sistema del “winner takes all”, in base al quale in ogni stato guadagna un grande elettore anche chi vince con una maggioranza risicata. Per avere la maggioranza in Europa con questo sistema, basterebbe vincere nei cinque paesi più grandi (Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna) e in un qualunque altro paese.
Una strada non percorribile. Una riforma alternativa sarebbe una legge elettorale uniforme per tutti gli stati che obbligasse i partiti a indicare il loro candidato alla presidenza della Commissione. Agli elettori europei sarebbe data la possibilità di votare, non in base a logiche nazionali e a oscure alchimie parlamentari, ma in base alla personalità del candidato e dei suoi programmi per l’Europa. Il Consiglio europeo – dovendo in virtù del trattato “tener conto del risultato delle elezioni” – dovrebbe nominare a presidente della Commissione chi ha preso più voti. Sempre senza modificare i trattati, il Consiglio europeo potrebbe eleggere come suo presidente chi è stato eletto presidente della Commissione.
Niente impedisce che il presidente del Consiglio guidi anche la Commissione. Il presidente eletto dai cittadini assumerebbe così un notevole numero di poteri esecutivi che renderebbero la sua azione unitaria ed efficace.
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