Secondo la relazione semestrale del ministero dell’interno sulla criminalità, nell’ultimo anno le denunce per contrabbando sono aumentate del 28,9 per cento. In crescita anche i furti nelle case e gli scippi. Gli usurai, che dieci anni fa erano 25mila, sono 40mila e hanno prestato soldi ad almeno duecentomila commercianti. La contraffazione pesa sui conti pubblici con 4,6 miliardi di euro di imposte evase.

Queste sono solo alcune delle cifre sulla criminalità italiana che mostrano la forte crescita dell’economia illegale negli ultimi anni, nel mezzo di due pesanti recessioni. Come osservano Mario Centorrino e Pietro David su lavoce.info, con la crisi molte persone hanno visto i loro redditi diminuire e i prezzi di beni e servizi aumentare, e nel tentativo di conservare il loro livello di benessere si sono rivolte ai mercati paralleli, dove i prezzi sono più bassi.

Allo stesso tempo, con la contrazione del credito, molte attività commerciali in difficoltà si sono rivolte all’usura, che inevitabilmente porta molte imprese a chiudere i battenti. Gli usurai sono molto spesso noti alle autorità, ma nei procedimenti giudiziari non sono quasi mai perseguibili a causa delle evidenti lacune nella legge. Spesso gli imprenditori non denunciano i comportamenti criminali: hanno paura delle ritorsioni, ma anche di perdere l’accesso a questa fonte di credito.

Nelle difficoltà di accesso al credito fiorisce la criminalità, che a sua volta ostacola la ripresa, aumentando i costi delle nuove imprese. Crisi e criminalità si avvitano in un circolo vizioso che va al più presto spezzato.

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