Secondo l’Associazione italiana editori (Aie), sono 31,5 milioni gli italiani che in un anno non leggono neanche un libro. È il 54,7 per cento della popolazione di potenziali lettori. In Italia la diffusione dell’editoria di massa è coincisa di fatto con la nascita della tv e il numero di lettori non ha mai superato il 50 per cento.

Un ulteriore problema riguarda la segmentazione: non più del 15 per cento dell’intero campione è formato dai cosiddetti lettori voraci, cioè da chi legge almeno un libro al mese. Il quadro negativo è in parte mitigato dal recente studio dell’Aie sulla lettura infantile, dal quale emerge che bambini e ragazzi leggono più degli adulti e che la differenza tra i giovanissimi e gli adulti è in crescita. Dopo i 14 anni la diffusione della lettura diminuisce di pari passo con la crescita dell’uso di internet. La progressiva flessione della lettura dopo l’adolescenza, e il successivo crollo nell’età adulta, suggeriscono l’esistenza di forme di utilizzo del tempo competitive rispetto alla lettura.

Come osservano Luciano Canova ed Enzo di Giulio su

lavoce.info, rincarano la dose alcuni dati sul livello di dealfabetizzazione degli adulti scolarizzati, contenuti nel Programme for the international assess­ment of adult competencies, uno studio promosso dall’Ocse. In Italia il 5 per cento dei nativi non è in grado di decifrare singole cifre o lettere (alfabetizzazione elementare) e il 33 per cento non è in grado di capire o scrivere una frase breve. Forse queste informazioni avrebbero dovuto essere tenute in conto nel dibattito politico specialmente durante le campagne elettorali.

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