Nella legge di stabilità per il 2015 è previsto uno stanziamento di 202 milioni di euro per le famiglie che avranno un figlio o decideranno di adottarne uno.
Il provvedimento, che nelle intenzioni del governo sarà esteso anche ai due anni successivi, riguarderà i nuclei familiari con un reddito annuo complessivo non superiore ai 90mila euro.
Ogni famiglia sotto questa soglia con un bambino nato o adottato dopo il 1 gennaio 2015 dovrebbe ricevere 960 euro all’anno. Con questa misura il governo cerca di intervenire sul bassissimo tasso di natalità italiano (1,4 figli per donna) e sul basso tasso di partecipazione al lavoro femminile (47 per cento).
Come osserva Daniela Del Boca su lavoce.info, la politica di sussidi monetari alla natalità ha effetti incerti e in genere poco significativi, soprattutto per persone che hanno redditi medi, mentre può avere effetti anche negativi sulla partecipazione al lavoro. In altri paesi la genitorialità è stata sostenuta con un mix di interventi (nidi, congedi genitoriali, sgravi fiscali) che hanno fatto crescere sia l’occupazione sia la fecondità.
In Germania, sulla scia di Francia, Danimarca e di altri paesi europei, è stata approvata una legge che assicura un posto al nido pubblico per ogni nuovo nato.
In Italia solo il 17 per cento dei più piccoli frequenta il nido, mentre molte ricerche dimostrano che l’accesso ai nidi pubblici (di qualità e con costi accessibili) può fare bene anche ai bambini, alla loro socializzazione e alla loro capacità di apprendimento soprattutto tra le famiglie a basso reddito.
I bambini cresceranno meglio se si fanno investimenti di lungo periodo.
Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 a pagina 103 di Internazionale, con il titolo “202 milioni”. Compra questo numero | Abbonati
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