Le linee aeree cercano sempre di trovare la rotta più diretta tra una città e l’altra. Nel calcolo rientrano anche i venti, e spesso il volo in una direzione è molto più breve di quello nell’altra. Ma a parte i venti, più breve è il volo e meno carburante si consuma.
A volte per motivi politici o di sicurezza bisogna fare lunghe deviazioni. Negli anni ottanta i voli per Bangkok e Hong Kong dovevano deviare a sud per evitare di sorvolare il Vietnam o la Cambogia.
Molti voli tra il sudest asiatico e l’Europa oggi passano sopra l’Afghanistan, ma per molti anni questa rotta non è stata praticabile: mancavano infatti controlli aerei affidabili su quel territorio dilaniato dalla guerra (anche se in realtà si è ricominciato a sorvolare l’Afghanistan quando i taliban erano ancora al potere).
Spesso la rotta più breve non è affatto quella che corrisponde a una linea dritta tracciata su una carta geografica. Per volare da Londra a Los Angeles, per esempio, si passa a nord – sorvolando la Groenlandia, la baia di Hudson e il Canada settentrionale – e poi si riscende verso la California. Qualche tempo fa sono rimasto sorpreso di scoprire quanto eravamo scesi a sud per andare da Johannesburg a Sydney.
Questo perché la distanza più breve tra due punti su una sfera corrisponde a una linea ortodromica, che spesso è molto diversa dalla linea retta che vediamo su una mappa piatta. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se la maggior parte dei voli dagli Stati Uniti alla Cina sorvola le regioni polari, anche se in realtà sembrerebbe più logico farli passare sopra il Pacifico.
Ora che si avvicinano le Olimpiadi di Pechino, nei cieli dell’Artide assisteremo a un notevole aumento del traffico aereo.
Internazionale, numero 712, 28 settembre 2007
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