Il nudo e il vestito, il crudo e il cotto, il rapporto o il divieto di rapporto sessuale tra immediati consanguinei o tra persone dello stesso sesso, la parità o disparità di diritti tra i sessi sono scelte su cui si sono costruite le diverse culture. Le grandi agenzie sociali, come le famiglie, le fonti normative esplicite e le confessioni religiose, sono custodi delle scelte fatte o no in una cultura.

C’è un ruolo delle scuole in ciò? E quale? Un insegnamento libero deve limitarsi ad accettarle? Oppure può almeno mostrarne la relatività antropologica e storica? Intreccio e radicalità di questi interrogativi spiegano l’asprezza della discussione accesa da settimane in Francia.

All’origine c’è stato un fatto banale: il distretto scolastico di Grenoble ha suggerito di offrire agli alunni delle elementari tra le letture possibili anche un libretto illustrato di Claire Franek e Marc Daniau,

Tous à poil!, tutti nudi, apparso nel 2011. Un testo esile collega immagini colorate e ironiche di bimbi e adulti, vari per età e sesso, che un po’ alla volta si spogliano e infine vanno tutti al mare. Nella loro nudità, mai in primo piano, appaiono come sono, come siamo, alti e bassi, magri e grassi, gracili o robusti, glabri o pelosi, bianchi o neri.

L’obiettivo era divertire e far capire ai bambini la grande varietà in cui si colloca l’identità fisica (e non solo fisica) di ciascun essere umano. Di qui condanne, polemiche, difese del diritto e dovere di un’educazione critica.

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