All’inizio del novecento un disegnatore faceva ridere e riflettere i cubani con una striscia satirica sulla situazione del paese. Dalla sua matita è nato Liborio, un personaggio che rappresentava il popolo e affrontava temi come la crisi, i rapporti con gli Stati Uniti e la corruzione.

Le sue battute ironiche erano pubblicate da un settimanale satirico illustrato che si chiamava Política Cómica. Quelle brevi strisce diventarono così famose, con la loro buona dose di critica e di sarcasmo, da essere ancora oggi un riferimento frequente nelle conversazioni. Per esempio, quando qualcuno vuole alludere alle spese eccessive del governo di Raúl Castro per mantenere la polizia politica, chiede: questo chi lo paga, Liborio?

L’eroe magrolino con le basette e il cappello, disegnato per la prima volta più di cent’anni fa, è ancora la rappresentazione del cittadino medio cubano, della parte più povera del paese, ma anche della più mordace.

In questi giorni quell’ometto è tornato alla ribalta, soprattutto alla fine della deludente raccolta della canna da zucchero. Non è stato raccolto neanche un milione e mezzo di tonnellate: meno di quello che si raccoglieva alla fine dell’ottocento. Così i più vecchi hanno rispolverato l’immagine in cui Liborio spremeva la canna da zucchero con un rustico torchio formato da tronchi che avevano una forma umana.

Era una metafora delle penurie materiali di quegli anni. Adesso, anche se ha un minor peso sulla ricchezza nazionale, lo zucchero rimane un indice di benessere o di malessere. Come Liborio, molti scelgono di ridere, perché c’è poco altro da fare. Sanno che a Cuba la politica è comica, e l’economia non è da meno.

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