All’inizio di aprile sette ballerini cubani hanno disertato durante una tournée in Messico. Dopo essersi esibiti in varie città del paese, hanno attraversato la frontiera con gli Stati Uniti e sono arrivati a Miami. Da decenni la fuga di personalità della cultura e dello sport è una costante a Cuba.
C’è perfino una frase per indicare qualcuno che ha deciso di non tornare da uno di questi viaggi: “Tizio è restato” fa capire a tutti le circostanze del suo esilio. Ma è interessante che un episodio del genere si verifichi pochi mesi dopo l’approvazione della riforma migratoria. Anche se oggi è più facile entrare o uscire dal paese, il desiderio di emigrare in maniera definitiva è ancora forte.
Aggirare i controlli interni alle delegazioni ufficiali è difficile. Di solito, insieme agli artisti, viaggiano diversi agenti della sicurezza di stato inviati dal governo con il compito di evitare le diserzioni. Sicuramente a questi ballerini era stato ritirato il passaporto cubano. La polizia segreta dell’isola trattiene il documento d’identità di chi viaggia in rappresentanza di un’istituzione per complicargli la richiesta di asilo in altri paesi.
I viaggiatori sono sottoposti a una vigilanza speciale e spesso non possono uscire da soli dal luogo in cui alloggiano. Ma il numero di persone che scappano resta alto. Una battuta popolare riassume la situazione: Cos’è un trio? Quello che resta di un’orchestra sinfonica cubana dopo un tour all’estero.
Traduzione di Francesca Rossetti
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