Piccole cose come queste è un po’ come un film di gangster, ma la ragnatela di potere al suo centro è tessuta da suore. Nel 1985, Bill (Murphy) vende e consegna carbone in una piccola città del sudest dell’Irlanda. Il vedere una ragazza letteralmente trascinata in un convento e l’incontro con un ragazzino solo e affamato scatenano in Bill dei ricordi dell’infanzia che non riesce a scrollarsi di dosso. Un giorno s’intrufola nel convento dove le suore maltrattano le ragazze, ma si rende anche conto che c’è ben poco che può fare per impedirlo. Il film affronta una tragedia di grandi proporzioni come quella delle Magdalene laundries, luoghi dove giovani incinte venivano rinchiuse, sfruttate e separate dai figli, con la scusa “della penitenza e della riabilitazione”. Piccole cose come queste si chiede, senza dare risposte pienamente soddisfacenti, se esiste un modo per spezzare un potere spietato sfuggito a ogni controllo.
Alissa Wilkinson, The New York Times
Stati Uniti / Irlanda / Belgio 2024, 96’. In sala
Polonia 2024, 81’. In sala
Sotto il cielo grigio è basato sulla vera storia della giornalista Katsyaryna Andreeva, arrestata in seguito a un reportage sulle proteste scoppiate nel 2020 a Minsk, in Bielorussia, dopo l’elezione di Lukashenko per un sesto mandato. Lena (Vaitsekhovich) documenta le proteste riprendendole dall’alto, dal suo appartamento. Dopo l’arresto di Lena, il film si concentra sul marito Ilja (Valentin Novopolskij), che fa di tutto per denunciare la situazione e far liberare la moglie. Il film è pieno d’incertezza e proprio per questo riguarda tutti noi. È ambientato in un tempo e in un luogo specifici, ma è universale come un appello all’importanza e alla necessità di preservare voci libere e indipendenti.
Sara Clemens, Pajba
Irlanda / Regno Unito / Stati Uniti 2023, 110’. In sala
Il film immagina che lo scrittore C.S. Lewis abbia fatto visita a Sigmund Freud, vecchio e malato, a Londra, nel settembre del 1939, poco prima della morte del padre della psicanalisi. I due discutono e si confrontano su concetti come l’esistenza di dio o il significato del male. Come Quella notte a Miami… o Maria regina di Scozia, il film usa un incontro immaginario per esplorare la vita e l’opera dei suoi protagonisti. Ma il risultato non è pienamente soddisfacente. Non è colpa delle interpretazioni, quanto di una sceneggiatura poco elaborata, in cui l’esplorazione dei gravi temi affrontati da Freud e Lewis non risulta abbastanza raffinata. Forse meno flashback avrebbero aiutato.
Helen O’Hara, Empire
Stati Uniti / Regno Unito 2024, 120’. In sala
L’espressione Blitz spirit è molto usata, spesso sbandierata, nel Regno Unito. È diventata un modo pratico, a volte ironico, per indicare la tenacia dei britannici di fronte a ogni cosa, gli attacchi terroristici o un’improvvisa scarsità di patate fritte. Sono ottant’anni che mostriamo con orgoglio spille con la scritta “Keep calm and carry on”. Siamo sicuri che abbia senso? Blitz di Steve McQueen mette in discussione leggende intoccabili che risalgono all’inizio della seconda guerra mondiale, perché suggerisce che le bombe del Reich piovevano su una Londra (e su altre città britanniche) che non era un bastione unito e antinazista. Mostra invece un luogo pieno di divisioni sociali e razziali, dove il pregiudizio è un altro tipo di scheggia che i londinesi neri devono schivare. George, 9 anni, è figlio di Rita (Ronan), operaia in una fabbrica di munizioni, e di un nero, espulso anni prima dal Regno Unito, che lui non ha mai conosciuto. Rita decide di mandare il figlio in campagna, ma George non sopporta di stare lontano dalla madre, così salta giù dal treno dov’è stato caricato e cerca la sua strada verso casa. Più che mettere in discussione il coraggio o la resistenza dei londinesi durante quel periodo brutale, Steve McQueen sonda il nostro rapporto con quel periodo storico e lo trova irrimediabilmente romanticizzato.
Phil de Semlyen, TimeOut
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