Circa ottanta persone sono accusate di aver fomentato divisioni e instabilità. Rischiano fino a sei anni di carcere
Si apre oggi il processo contro circa ottanta persone arrestate durante la protesta degli studenti in Birmania. I ragazzi sono stati arrestati due settimane fa a Letpadan mentre cercavano di superare lo sbarramento della polizia, che aveva interrotto la marcia di circa duecento studenti contro la riforma dell’istruzione in discussione al parlamento. Alcune immagini mostrano che gli agenti hanno agito in modo violento, picchiando gli studenti disarmati. Il presidente Thein Sein ha difeso le forze dell’ordine.
Gli studenti sotto processo sono accusati di aver promosso divisioni e instabilità e rischiano fino a sei anni di carcere. Il movimento studentesco aveva organizzato una marcia di protesta da Mandalay a Rangoon per chiedere di dare maggiore potere alle università e agli istituti superiori, il diritto di formare sindacati degli studenti e di insegnare le lingue delle minoranze etniche a scuola. In seguito alle trattative, le autorità avevano concesso il permesso di terminare la marcia, ma quando gli studenti hanno raggiunto Letpadan, 140 chilometri a nord di Rangoon, sono stati bloccati dalla polizia. In seguito agli scontri sono state arrestate circa cento persone. Bbc
In Birmania gli studenti che hanno partecipato alla marcia di Letpadan, interrotta da cariche della polizia il 10 marzo, hanno convocato una conferenza stampa per denunciare arresti e sparizioni di diversi attivisti.
Centinaia di poliziotti hanno caricato e disperso circa duecento studenti birmani che stavano protestando a Letpadan contro la riforma dell’istruzione in discussione al parlamento del paese. Per gli studenti la riforma è antidemocratica e limiterebbe l’attività politica nelle università. I poliziotti hanno usato manganelli e pietre per reprimere la protesta. Leggi
La polizia birmana si è scontrata con un gruppo di duecento studenti ospitati in un monastero buddista a Letpadan, picchiandoli con dei bastoni e costringendoli a salire sui propri furgoni. Il 2 marzo le forze dell’ordine avevano circondato l’area del monastero in cui si erano rifugiati gli studenti, per impedire al gruppo di continuare una marcia di protesta contro la riforma dell’istruzione partita da Mandalay più di un mese fa.
La polizia è entrata dentro il cortile del monastero e ha usato dei bastoni per picchiare i manifestanti e anche i giornalisti e i monaci che si sono uniti alla protesta. Secondo alcuni testimoni i poliziotti avrebbero distrutto anche i finestrini di un’automobile di uno studente e un’ambulanza dove si erano rifugiati alcuni manifestanti. Reuters, Ap
La polizia birmana ha bloccato una manifestazione di circa 300 studenti che volevano marciare fino a Rangoon, la città più grande della Birmania, per chiedere una revisione della riforma dell’istruzione. I manifestanti si trovano nel monastero di Aung Myae Baikman, a 130 chilometri a nord di Rangoon. La polizia ha circondato l’edificio e non permette agli studenti di uscire.
Secondo gli studenti la legge è antidemocratica e chiedono delle modifiche, tra cui la decentralizzazione del sistema di istruzione, la possibilità di creare dei sindacati e l’introduzione dell’insegnamento delle lingue minoritarie.
Partiti da Mandalay a gennaio per la loro marcia di protesta, i manifestanti sono ospitati nel monastero per una pausa dopo i negoziati con il governo, che aveva promesso alcune modifiche. Gli studenti avrebbero voluto riprendere la marcia, ma non hanno ricevuto l’autorizzazione del governo. Afp
Gli studenti hanno organizzato nuove manifestazioni a Yangon, in Birmania, per protestare contro una legge sull’istruzione che limiterebbe la libertà accademica e impedirebbe le attività politiche.
Secondo il governo, la nuova legge darebbe alle università una maggiore autonomia e consentirebbe la formazione di un organismo indipendente per coordinarne le attività. Ma gli studenti sostengono che l’organismo avrà la funzione di controllarli e di limitare la loro autonomia.
Il governo ha accusato gli studenti di essere manipolati da gruppi che cercano di destabilizzare il paese. I colloqui con gli studenti, avviati la settimana scorsa, sono stati sospesi a causa dei disaccordi sul numero di ragazzi che avrebbero dovuto partecipare. Reuters, Bangkok Post
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