Il cessate il fuoco è entrato ufficialmente in vigore nella tarda serata del 12 maggio. Dovrebbe durare cinque giorni, per consentire la distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione da parte dell’Onu
La nave cargo iraniana Shahid (testimone), carica di 2500 tonnellate di beni di prima necessità destinati allo Yemen, è stata inviata nel golfo persico “in coordinamento con l’agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari”. Lo ha sostenuto il viceministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, in risposta all’invito del Pentagono di consegnare il carico attraverso il centro di smistamento dell’Onu in Gibuti, di fronte alle coste yemenite.
La nave, salpata da Bandar Abbas, nel sud dell’Iran, è diretta verso capo Hodeida, un porto yemenita sul Mar Rosso controllato dai ribelli sciiti houthi. Washington ha fatto sapere che sta “monitorando” la nave iraniana, provocando l’ira di Teheran che ha messo in guardia contro qualsiasi tentativo di ispezionare l’imbarcazione. Teheran ha riferito che sono in corso altre consegne di medicinali e cibo via aerea attraverso l’Oman e Gibuti.
L’Arabia Saudita, alla guida di una coalizione araba per contrastare l’avanzata dei ribelli sciiti, accusa Teheran di fornire armi alle milizie sciite houthi. Teheran ha però smentito qualsiasi coinvolgimento militare. La crisi umanitaria scatenata dai combattimenti in Yemen tra i ribelli e le forze governative fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, è stata definita “catastrofica” dalle Nazioni Unite. L’organizzazione internazionale si è servita della tregua umanitaria iniziata il 12 maggio e che durerà 5 giorni (ma è già stata violata più volte), per distribuire gli aiuti ai milioni di yemeniti colpiti.
L’Arabia Saudita e i ribelli houthi si accusano a vicenda di aver violato per primi il cessate il fuoco. È giunta inoltre la notizia, da fonti houthi, che due aerei della Croce Rossa e di Medici senza frontiere sono riusciti ad atterrare nella capitale Sanaa, sotto il controllo dei ribelli. Intanto il governo yemenita in esilio in Arabia Saudita, a causa delle tensioni degli ultimi giorni, ha richiamato il suo incaricato di affari in Iran.
In diverse parti dello Yemen proseguono gli scontri tra fazioni rivali nonostante la tregua umanitaria entrata in vigore nella serata del 12 maggio e che dovrebbe durare cinque giorni. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha accusato i ribelli sciiti houthi di avere violato la tregua nelle prime ventiquattr’ore. Riyadh ha segnalato almeno dodici violazioni della tregua lungo il confine tra i due paesi.
Gli scontri più violenti si sono registrati nella provincia sudoccidentale di Taiz, dove gli houthi e i loro alleati, le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, hanno attaccato alcune zone residenziali. Nella città portuale di Aden, nel sud del paese, le navi da guerra della coalizione dispiegate lungo la costa hanno bombardato le postazioni dei ribelli. Le agenzie umanitarie intanto hanno cominciato a distribuire aiuti umanitari alla popolazione.
Nonostante la tregua umanitaria, scattata nella tarda serata del 12 maggio, proseguono i raid aerei sauditi e i combattimenti di terra nello Yemen. Un jet da combattimento della coalizione guidata da Riyadh ha colpito un convoglio militare dei ribelli sciiti houthi nel sud del paese, anche se non si hanno notizie di morti o feriti nell’attacco. E si continua a combattere anche sul terreno, se è vero che i ribelli hanno cercato di prendere d’assalto la città meridionale di Dhale lanciando granate, razzi e mortai. Il ministero della difesa saudita ha diffuso una nota in cui si accusavano gli houthi di aver violato la tregua.
Intanto Teheran ha fatto sapere di aver inviato una nave in Yemen, che dovrebbe raggiungere il porto di Hodeida la prossima settimana. Un ufficiale militare iraniano ha avvertito la coalizione dei paesi arabi, alleati degli Stati Uniti, che un eventuale blocco della nave carica di aiuti umanitari potrebbe scatenare una reazione da parte della repubblica islamica. Gli iraniani sostengono che la nave trasporti cibo, medicine, tende, ma anche giornalisti, operatori umanitari e attivisti. A nessun paese coinvolto nella guerra in Yemen, ha dichiarato il portavoce del ministro degli esteri di Teheran, è consentito di ispezionarne il carico.
Un portavoce della coalizione saudita aveva fatto sapere che a nessuna nave sarebbe stato consentito di raggiungere lo Yemen e che se l’Iran avesse voluto portare aiuti alla popolazione avrebbe dovuto farlo attraverso le Nazioni Unite. Stati Uniti e Arabia Saudita accusano infatti l’Iran di voler armare i ribelli houthi. La marina militare di Washington sta intanto monitorando il cargo iraniano e ha già messo in guardia Teheran perché non trami eventuali “espedienti”.
Nello Yemen è entrata in vigore alle 23 ora locale (le 22 in Italia) la tregua umanitaria di cinque giorni concordata tra i governi arabi che fanno parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita e i ribelli houthi. E proprio per monitorare questo cessate il fuoco ha raggiunto Sanaa l’inviato speciale delle Nazioni Unite Ismail Ould Cheikh Ahmedi il cui obiettivo, come ha spiegato lo stesso diplomatico della Mauritania, è organizzare la tregua umanitaria e riavviare negoziati politici fra le fazioni.
“Siamo convinti che non esista una soluzione per il problema Yemen che non passi per il dialogo, e che debba trattarsi di un dialogo tra yemeniti” ha detto l’emissario dell’Onu citato dalla Saba. Intanto l’Unhcr ha fatto sapere che sta portando a termine i preparativi per un imponente ponte aereo che trasporterà gli aiuti umanitari nella capitale Sanaa. “Sarà avviato nei prossimi giorni - ha avvertito l’agenzia delle Nazioni Unite - nel caso in cui il cessate il fuoco proposto entri effettivamente in vigore e venga rispettato”. Il piano per il ponte aereo prevede tre voli, che trasporteranno beni d’assistenza dai depositi di Dubai. Gli aiuti consistono in 300 tonnellate di materassi, coperte, set da cucina e teli di plastica, nel quadro di una più ampia mobilitazione di assistenza per 250 mila persone.
Secondo l’agenzia di stampa yemenita Saba, almeno novanta persone sono morte e circa 300 sono rimaste ferite nell’ultimo raid aereo della coalizione guidata dai sauditi contro una base militare controllata dai ribelli houthi nel nord della capitale Sanaa. Se confermato, sarebbe il peggiore bilancio di vittime in un singolo attacco delle ultime sei settimane, ossia nel periodo in cui l’alleanza dei paesi del Golfo ha bombardato dal cielo le milizie sciite e i loro alleati dell’esercito yemenita. Fra poche ore intanto dovrebbe entrare in vigore la tregua umanitaria di cinque giorni concordata tra i governi arabi e i ribelli, che dovrebbe scattare dalle 23 ora locale (le 22 in Italia).
E proprio per monitorare questo cessate il fuoco ha raggiunto Sanaa l’inviato speciale delle Nazioni Unite Ismail Ould Cheikh Ahmed. Il suo obiettivo, come ha spiegato lo stesso diplomatico della Mauritania, è organizzare la tregua umanitaria e riavviare negoziati politici fra le fazioni. “Siamo convinti che non esista una soluzione per il problema Yemen che non passi per il dialogo, e che debba trattarsi di un dialogo tra yemeniti” ha detto l’emissario dell’Onu citato dalla Saba.
Un portavoce dell’Unhcr, Adrian Edwards ha fatto sapere che da Dubai negli Emirati arabi sono in partenza 300 tonnellate di beni di prima necessità che saranno consegnati alla popolazione yemenita “soltanto se la tregua che è stata annunciata entrerà davvero in vigore e resisterà”. Stando alle stime delle Nazioni Unite finora nel conflitto in Yemen sono già morte 1.527 persone tra cui 646 civili.
Gli aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno bombardato Sanaa, la capitale dello Yemen, qualche ora prima dell’entrata in vigore della tregua di cinque giorni concordata tra i paesi che partecipano all’operazione militare e i ribelli houthi, che controllano gran parte del paese. Secondo alcuni resoconti, tre bombe hanno colpito una base di unità dell’esercito fedeli agli houthi nella zona nord della capitale.
I bombardamenti hanno colpito anche le postazioni degli houthi nella città portuale di Aden, nel sud del paese, dove sono ancora in corso i combattimenti tra i ribelli e alcuni gruppi armati locali. In base agli accordi, la tregua dovrebbe entrare in vigore alle 11 di sera ora locale (le 10 in Italia), per consentire l’arrivo di aiuti umanitari.
Proseguono i bombardamenti della coalizione saudita contro i ribelli houthi, alla vigilia della tregua umanitaria di cinque giorni che dovrebbe scattare a partire da martedì 12 maggio. I raid aerei hanno demolito anche la residenza dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, come dimostrano le immagini girate da alcuni cameraman della Reuters. Leggi
Un aereo da guerra inviato dal Marocco nello Yemen per sostenere la coalizione militare contro i ribelli houthi è stato colpito durante un raid. Lo riferisce Al Jazeera.
“Uno degli F16 delle forze armate reali a disposizione della coalizione guidata dall’Arabia Saudita per ripristinare la legalità nello Yemen è disperso dalle 18 di domenica”, afferma un comunicato del ministero della difesa del Marocco. Un pilota di un secondo aereo che partecipava alla stessa operazione non è stato in grado di dire se il collega alla guida dell’F16 sia riuscito a procedere con la manovra di espulsione.
Il Marocco ha appoggiato la coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli houthi nello Yemen dal 26 marzo, quando è stata lanciata.
L’8 maggio l’Arabia Saudita aveva annunciato una tregua di cinque giorni, a partire dal 12 maggio.
I ribelli sciiti houthi sono pronti a rispondere “positivamente” alla proposta di un cessate il fuoco di cinque giorni nello Yemen. L’ha annunciato un portavoce dei ribelli alla televisione Al Massirah. La tregua è stata proposta dall’Arabia Saudita, che dalla fine di marzo guida la coalizione che bombarda il paese per fermare l’avanzata degli houthi, e dovrebbe entrare in vigore il 12 maggio.
L’annuncio degli houthi arriva poche ore dopo che l’Arabia Saudita ha bombardato la residenza dell’ex presidente Ali Abdullah Salehdi, nella capitale Sanaa. Salehdi, alleato degli houthi, sarebbe rimasto illeso.
Nel frattempo le Nazioni Unite hanno accusato l’Arabia Saudita di aver colpito molti civili nel corso dei suoi raid aerei, soprattutto nel nord del paese. L’Onu ha ricordato che i bombardamenti indiscriminati contro i centri abitati violano le leggi internazionali. I raid sauditi hanno ucciso almeno 1.400 persone, di cui la metà civili, secondo le Nazioni Unite.
L’Arabia Saudita, che guida la campagna aerea contro i ribelli sciiti nello Yemen, ha proposto un cessate il fuoco di cinque giorni per consentire la consegna di beni di prima necessità alla popolazione colpita dalla guerra. “Il regno ritiene che possa esserci un cessate il fuoco di cinque giorni nello Yemen per coordinare con le organizzazioni internazionali la consegna di aiuti umanitari”, ha dichiarato il capo della diplomazia saudita Adel al Jubeir, durante una conferenza stampa congiunta a Riyadh con il segretario di stato statunitense John Kerry. Da parte sua, Kerry ha invitato i ribelli sciiti houthi ad accettare la proposta saudita di una tregua umanitaria.
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