La tregua entrerà in vigore il 12 maggio e durerà cinque giorni, per consentire la distribuzione degli aiuti umanitari ai civili
Dal 12 maggio entrerà in vigore un cessate il fuoco di cinque giorni nello Yemen. Lo ha annunciato il ministro degli esteri dell’Arabia Saudita, Adel Al Jubeir. I ribelli sciiti houthi, che controllano la capitale Sanaa e sono sostenuti dalle milizie dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, non hanno dichiarato se accettano oppure no la tregua.
La coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita ha bombardato le postazioni dei ribelli sciiti nello Yemen, in risposta agli attacchi contro una città di frontiera saudita. Sono stati colpiti due centri di controllo, un sito di comunicazione e una fabbrica di mine nei dintorni di Saada, la capitale dell’omonima provincia.
Negli ultimi giorni gli houthi hanno moltiplicato le incursioni nel sud dell’Arabia Saudita e dieci civili sono morti. Il portavoce della coalizione saudita aveva dichiarato che con i loro attacchi i ribelli avevano oltrepassato una “linea rossa” e aveva minacciato una “reazione dura”.
I nuovi bombardamenti della coalizione seguono la dichiarazione del ministro degli esteri saudita, Adel al Jubeir, che aveva proposto una tregua di cinque giorni per consentire la distribuzione degli aiuti umanitari ai civili.
Decine di famiglie sono in fuga dalle loro case nella città di Aden, nel sud dello Yemen. Operatori umanitari e medici riferiscono che la situazione umanitaria è molto difficile e centinaia di famiglie hanno bisogno di assistenza, cibo e altri beni di prima necessità. Si intensificano intanto i combattimenti tra ribelli houthi e forze governative fedeli al presidente Abd Rabbu Mansour Hadi. Leggi
La rappresentanza dello Yemen alle Nazioni Unite ha chiesto un intervento via terra per respingere l’offensiva dei ribelli houthi nel sud del paese, dove la situazione è critica dopo più di un mese di combattimenti. Nella città portuale di Aden, la seconda più importante del paese, almeno 120 persone sono morte negli scontri tra i combattenti houthi e i sostenitori del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha continuato a bombardare anche il nord del paese, un giorno dopo il lancio di alcuni razzi su Najran, città di frontiera dell’Arabia Saudita. Secondo l’Onu dal 19 marzo sono morte 1.200 persone nello Yemen, di cui la metà civili.
La Croce rossa iraniana invierà il 9 maggio una nave con 2.500 tonnellate di aiuti umanitari. L’annuncio è stato dato il giorno dopo la dichiarazione della guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, contro il sostegno degli Stati Uniti a quelli che ha definito “i crimini” commessi dall’Arabia Saudita nello Yemen.
Intanto il segretario di stato statunitense, John Kerry, è a Riyadh dove sta trattando con le autorità saudite per spingerle a concedere una pausa nelle operazioni militari per poter distribuire l’aiuto umanitario. Kerry ha incontrato in mattinata il presidente yemenita Mansur Hadi in esilio nella capitale saudita.
Almeno ottanta persone, la maggior parte civili, sono rimaste uccise nella città di Aden, nel sud dello Yemen, nei combattimenti tra i ribelli houthi e le milizie che sostengono il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi. Tra le vittime sono compresi i quaranta civili uccisi mentre tentavano di fuggire da Aden via mare, quando l’imbarcazione è stata colpita da una granata houthi. I civili stavano lasciando il distretto di Al Tawahi verso l’area più sicura di Al Buraiqa, nell’ovest del paese. Secondo alcuni testimoni altre quaranta persone sono rimaste uccise nei combattimenti notturni nel porto di Aden. Tra loro anche trenta ribelli, dieci uomini delle milizie armate locali, e il generale Ali Nasser Hadi.
I bombardamenti della coalizione avrebbero aiutato i combattenti dei Comitati di resistenza popolare e riprendere controllo della zona di Al Tawahi. I raid sauditi sono cominciati il 26 marzo e il 28 aprile è stata distrutta la pista di atterraggio dell’aeroporto di Sanaa, la capitale, mettendo in difficoltà gli aerei che trasportano aiuti umanitari alla popolazione, già stremata dal conflitto.
Circa venti milioni di persone, l’80 per cento della popolazione, rischiano la fame secondo le Nazioni Unite.
Almeno 40 civili yemeniti sono stati uccisi, mentre stavano scappando a bordo di un’imbarcazione dai combattimenti in corso nella regione di Aden. Reuters
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