Per Paolo Gentiloni la soluzione alla crisi in Libia è politica

Il ministro degli esteri ha riferito in parlamento sulla situazione in Libia e sulla richiesta di un intervento diplomatico delle Nazioni Unite nel paese

Il business dei migranti non è stato inventato dallo Stato islamico

È molto probabile che una grande maggioranza degli italiani pensi oggi che i barconi dei migranti siano strumenti di guerra del gruppo Stato islamico. Una buona parte pensa che il gruppo usa i barconi per avanzare verso Roma, un’altra meno sprovveduta è convinta che si finanzi grazie ai barconi. Leggi

Paolo Gentiloni: in Libia la soluzione è politica

Il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni ha riferito alla camera sulla situazione in Libia e sul possibile coinvolgimento dell’Italia in un’iniziativa sotto l’egida dell’Onu. “Mentre i negoziati muovono i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti”. Gentiloni ha parlato anche della penetrazione del gruppo jihadista Stato islamico in Libia.

Paolo Gentiloni riferisce alla camera sulla situazione in Libia

Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni riferisce alla camera dei deputati sulla situazione in Libia e sulla richiesta di un intervento diplomatico delle Nazioni Unite nel paese.

Vertice a palazzo Chigi sulla crisi in Libia

È in corso un vertice a palazzo Chigi sulla Libia con Matteo Renzi insieme ai ministri Paolo Gentiloni, Angelino Alfano e Roberta Pinotti per fare il punto sulla situazione a Tripoli. Nel corso dell’incontro è stato ribadito l’impegno per un intervento diplomatico italiano all’Onu. Ansa

Il calderone libico

Al centro dell’attualità internazionale c’è la situazione della Libia, che preoccupa più che mai i suoi vicini. Divisa, devastata, punto di partenza della maggior parte delle navi cariche di poveracci in fuga dal Medio Oriente, tormentata dai jihadisti dello Stato islamico (che hanno inviato i loro leader nel paese per stringere accordi con gruppi di estremisti rivali), la Libia in preda all’anarchia preoccupa prima di tutto l’Italia, sua ex potenza coloniale. Leggi

Matteo Renzi: “In Libia non è il tempo dell’intervento militare”

“In Libia la situazione è fuori controllo, ma non è il tempo dell’intervento militare. La comunità internazionale, se vuole, ha tutti gli strumenti per intervenire”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Matteo Renzi, intervistato dal Tg5, ribadendo per il momento la sua contrarietà a un intervento militare dell’Italia in Libia.

Secondo Renzi “sta succedendo quello che diciamo da tre anni: la Libia è fuori controllo, lo abbiamo detto in tutte le sedi e in tutte le salse, Nato, G7, consiglio dell’Unione europea, continueremo a dirlo perché è fondamentale che il problema Libia non sia un problema italiano ma internazionale. Ma mi sento di raccomandare a tutti saggezza, prudenza e senso della situazione: non si passi dall’indifferenza totale all’isteria, alla preoccupazione irragionevole”.

Il premier ha spiegato: “La visione del governo è una sola e la condividono tutti i ministri. La proposta è questa: aspettare che il consiglio di sicurezza dell’Onu lavori un po’ più sulla Libia, anche se ci sono l’Ucraina, Siria e Iraq, il Medio Oriente”. Askanews

Lo staff dell’ambasciata italiana in Libia è arrivato ad Augusta

È arrivata nella notte nel porto di Augusta, in Sicilia, la nave con a bordo lo staff dell’ambasciata italiana in Libia, evacuata per ragioni di sicurezza il 15 febbraio. Tre autobus delle forze armate hanno trasferito gli italiani in un’altra struttura militare in Sicilia. Ansa

Comincia il rimpatrio degli italiani dalla Libia

L’ambasciata italiana a Tripoli ha sospeso le sue attività a causa del peggioramento delle condizioni di sicurezza. Il personale è stato temporaneamente rimpatriato via mare, ma i servizi essenziali saran comunque assicurati. Lo ha annunciato in un comunicato il ministero degli esteri.

È in corso anche un’operazione di rimpatrio di un centinaio di italiani che si trovavano in Libia. Si tratta soprattutto di dipendenti dell’Eni andati a vivere in Libia per lavoro negli ultimi anni. Una nave è salpata sotto la scorta della marina militare e la sorveglianza aerea di un predator dell’aeronautica. La nave dovrebbe fare scalo a Malta per rifornirsi di carburante e poi proseguire la navigazione verso la Sicilia, dove dovrebbe attraccare nel porto di Augusta, in provincia di Siracusa. Afp, Ansa

Il ministro degli esteri italiano preoccupato dell’avanzata dei jihadisti in Libia

Le notizie che arrivano dalla Libia sulla conquista di Sirte da parte del gruppo Stato islamico preoccupano il governo italiano. In un’intervista a SkyTg24, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha parlato di “minaccia terroristica attiva a poche ore di navigazione dall’Italia”. Se non si dovesse arrivare a una mediazione, ha aggiunto il ministro, “bisogna porsi il problema con le Nazioni Unite di fare qualcosa in più” e l’Italia “è pronta a combattere nel quadro della legalità internazionale”.

Secondo fonti libiche, i jihadisti dello Stato islamico avrebbero preso il controllo di alcune televisioni e radio locali della città portuale e importante snodo strategico della Libia. Sarebbe anche stato trasmesso un discorso del capo del gruppo Abu Bakr al Baghdadi. SkyTg24, Al Arabiya

L’ambasciata italiana in Libia chiede ai suoi cittadini di lasciare il paese

L’ambasciata italiana a Tripoli ha chiesto ai cittadini italiani di lasciare “temporaneamente” la Libia per motivi di sicurezza. In queste settimane anche il personale dell’ambasciata è stato richiamato in Italia, mentre sono rimasti a Tripoli l’ambasciatore e i suoi collaboratori.

La situazione nel paese è peggiorata dopo l’avanzata del gruppo Stato islamico, che ormai controlla la città di Sirte. Il 27 gennaio 2015 i jihadisti hanno attaccato l’hotel Corinthia di Tripoli e ieri hanno rivendicato il rapimento di 21 egiziani copti. Ansa

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