Il partito del premier Matteo Renzi ha mantenuto con difficoltà l’Umbria e ha conquistato la Campania. Il forzista Giovanni Toti ha vinto in Liguria e il leghista Luca Zaia ha mantenuto il Veneto. L’affluenza si è fermata al 52,2 per cento
Hanno vinto tutti, almeno a sentire i commenti dei politici dopo le elezioni regionali. Ha vinto Matteo Renzi (“cinque a due”), ha vinto Silvio Berlusconi e pure Angelino Alfano o Raffaele Fitto. Hanno vinto tutti, magari anche perdendo per strada milioni di voti. Vediamo invece come è andata. Leggi
Il candidato del Partito democratico Vincenzo De Luca, vincitore delle regionali in Campania con il 41,1 per cento dei voti, ha annunciato su Twitter che ha denunciato per diffamazione Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia.
La settimana scorsa la commissione parlamentare antimafia, presieduta da Bindi, ha presentato una lista di 17 candidati alle elezioni regionali, considerati “impresentabili” secondo il codice di autoregolamentazione approvato da tutti i partiti che fanno parte della commissione. Nell’elenco erano presenti soltanto candidati nelle regioni Puglia e Campania, dove “la presenza del potere mafioso è più forte e più condizionante”, ha spiegato Bindi in conferenza stampa. Nella lista c’era anche Vincenzo De Luca.
Domenica 31 maggio si era fatto fotografare in maniche di camicia mentre giocava alla Playstation nella sede del Partito democratico. Visibilmente poco stressato, “troppo cool”, anche se i risultati delle elezioni regionali costituiscono un segnale d’allerta: una regione persa (la Liguria), una guadagnata (la Campania), ma soprattutto un magro 23 per cento dei voti complessivi. Leggi
Si è concluso lo scrutinio dei voti delle elezioni regionali in Italia. Il centrosinistra, guidato dal Partito democratico, ha vinto in Toscana, Marche, Umbria, Puglia e Campania. Leggi
In Liguria, Marche e Umbria il risultato del voto amministrativo è ormai definitivo, ma anche per le altre quattro regioni mancano ormai pochi seggi.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è partito per una visita a sorpresa al contingente italiano impegnato a Herat, in Afghanistan. L’occasione, come hanno spiegato fonti di palazzo Chigi, sono le celebrazioni della festa della repubblica alla vigilia del 2 giugno. Nella serata del 31 maggio, Renzi ha seguito lo scrutinio delle elezioni regionali nella sede nazionale del Pd di largo del Nazareno a Roma. Askanews
Alle elezioni regionali di domenica gli elettori hanno mostrato a Matteo Renzi il cartellino giallo e alla screditata partitocrazia italiana il cartellino rosso, disertando in massa le urne. In Toscana l’affluenza è stata del 48 per cento, in calo di 12 punti rispetto alle ultime votazioni. E parallelamente nelle sette regioni i candidati alla presidenza solo saliti da 29 a 52. Un chiaro sintomo della disaffezione inarrestabile che separa il mondo reale da quello politico. Leggi
Qualunque analisi di queste elezioni – anche quando si sapranno bene le percentuali delle singole liste – potrà solo confermare che sono andate male. Il dato di affluenza bassissima, combinato alla questione delle candidature “impresentabili” come unica discussione politica, segna un clamoroso disinteresse per la cosa pubblica, un fenomeno di cui Matteo Renzi, il sindaco a palazzo Chigi, dovrebbe farsi carico. Leggi
Catiuscia Marini, candidata del Partito democratico, è stata eletta governatrice dell’Umbria con il 42,8 per cento delle preferenze. È il dato definitivo fornito dal sito del Viminale.
Mentre lo spoglio delle schede è ancora in corso, il risultato delle elezioni regionali del 31 maggio si è delineato con la vittoria del Partito democratico in cinque regioni e con il centrodestra in due. Il partito del premier Matteo Renzi ha conservato la guida della regione nelle Marche, in Puglia e in Toscana. Ha mantenuto con difficoltà l’Umbria e la Campania (quest’ultima con la vittoria di Vincenzo De Luca sul candidato di centrodestra Stefano Caldoro).
Ha perso in Veneto, che resterà sotto il governo della Lega con Luca Zaia e ha perso in Liguria, dove la sinistra si è presentata divisa e il candidato di Forza Italia Giovanni Toti, secondo l’ultimo bilancio delle schede scrutinate, si è affermato con il 34,7 per cento dei voti (seguito a una certa distanza dalla candidata democratica Raffaella Paita e dalla cinquestelle Alice Salvatore terza). Nelle sette regioni in cui si votava, si è recato ai seggi solo il 52,2 per cento degli aventi diritto, con un calo di quasi 12 punti percentuali rispetto al 64,1 per cento delle precedenti consultazioni regionali nel 2010.
Sono 17 i capoluoghi di provincia in cui si vota per rinnovare l’amministrazione comunale. A Venezia l’affluenza alle urne è stata del 18,4 per cento a mezzogiorno, mentre il dato più alto è quello di Nuoro con il 25,3 per cento.
Le altre città dove si sta votando per le elezioni comunali sono Rovigo, dove si è recato alle urne il 21,6 per cento degli elettori, Lecco con il 19,7 per cento, Mantova con il 21,3 per cento, Arezzo con il 16,9 per cento, Fermo e Macerata, entrambe con il 17,1 per cento, Chieti con il 20,5 per cento, Andria con il 23,8 per cento, Trani con il 21,9 per cento, Matera con il 21,7 per cento, Vibo Valentia con il 20,7 per cento, Agrigento con il 10.1 per cento, Enna con il 9.3 per cento, Sanluri con il 21,5 per cento, Tempio Pausania con il 21,0 per cento.
Il dato diffuso dal ministero dell’interno non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia.
L’affluenza alle urne per le regionali, rilevata alle 12, è intorno al 14,5 per cento. Il ministero dell’interno ha pubblicato i dati relativi a circa il 50 per cento dei comuni che partecipano al voto. Nelle precedenti elezioni si votò in due giorni, quindi il dato non è comparabile.
Oggi si svolgono le elezioni per rinnovare il presidente e la giunta regionale in sette regioni italiane: Campania, Liguria, Toscana, Marche, Puglia, Umbria, Veneto. In contemporanea si svolgono le elezioni amministrative in 1.062 comuni, tra cui 18 capoluoghi di provincia. Sono chiamati a votare 21 milioni di italiani. Incerto l’esito in Campania e Liguria.
In Campania infatti il candidato del Partito democratico alla presidenza della regione, Vincenzo De Luca, è stato inserito dalla commissione antimafia nella lista dei cosiddetti impresentabili. Mentre in Liguria il Pd si è diviso e presenta due candidati.
Si vota fino alle 23, poi arriveranno exit poll e proiezioni. Saranno diffusi due dati sull’affluenza: alle 12 e alle 19.
La commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi ha presentato una lista di 17 candidati alle elezioni regionali di domenica 31 maggio, considerati “impresentabili” secondo il codice di autoregolamentazione approvato da tutti i partiti che fanno parte della commissione il 23 settembre 2014. Quali saranno le conseguenze? Che differenza c’è tra il codice etico e la legge Severino? Leggi
La commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi ha presentato una lista di 17 candidati alle prossime regionali considerati “impresentabili”, secondo il codice di autoregolamentazione approvato da tutti i partiti che fanno parte della commissione il 23 settembre 2014.
Candidati in Campania
Candidati in Puglia
Il 31 maggio si svolgeranno le elezioni per rinnovare il presidente e la giunta regionale in sette regioni: Campania, Liguria, Toscana, Marche, Puglia, Umbria, Veneto. In contemporanea si svolgeranno le elezioni amministrative in 1.062 comuni, tra cui 18 capoluoghi di provincia. Incerto l’esito in Campania e Liguria. Leggi
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