Il medico statunitense Warren Weinstein e il cooperante italiano Giovanni Lo Porto sono morti a gennaio in un’operazione condotta dagli Stati Uniti contro Al Qaeda al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan
La morte di due ostaggi, un americano e un italiano, avvenuta durante un’operazione militare condotta con i droni dagli Stati Uniti in Pakistan, ha riaperto le polemiche contro il programma di omicidi mirati condotto da Washington dal 2004. Le operazioni contro i presunti leader di Al Qaeda o i gruppi terroristci in Pakistan, Afghanistan, Yemen e Somalia sono coordinate dai vertici dell’intelligence e non devono essere autorizzate né dal presidente né dal congresso.
Da tempo gli attivisti per i diritti umani e alcuni rappresentati del congresso sollevano dubbi sulla legittimità e sull’efficacia dell’uso dei droni nelle operazioni militari.
Anche se dal 2010 gli interventi con i droni sono diminuiti notevolmente, in Pakistan sono stati compiuti quasi 400 attacchi con i droni dal 2004.
A marzo l’organizzazione non governativa American civil liberties ha fatto causa all’amministrazione Obama mettendo in dubbio la legalità delle “uccisioni mirate” che permettono di colpire i presunti terroristi, anche se cittadini americani, senza che siano stati sottoposti a un regolare processo. Un’analisi recente dell’associazione per la difesa dei diritti umani Reprieve ha stimato che i bombardamenti con i droni hanno ucciso 1.147 persone fino a novembre del 2014 per colpire 41 presunti terroristi. Secondo i dati raccolti da The long war journal numerosi civili sono stati uccisi dai bombardamenti con i droni.
Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha riferito stamattina alla camera sulla morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, ucciso a gennaio da un drone statunitense in un’operazione antiterrorismo al confine tra Pakistan e Afghanistan.
Una vignetta di Adam Zyglis, del Buffalo News, vincitore del premio Pulitzer nella categoria editorial cartooning.
La morte di due ostaggi, un americano e un italiano, avvenuta durante un’operazione militare condotta con i droni dagli Stati Uniti in Pakistan, ha riaperto le polemiche contro il programma di omicidi mirati condotto da Washington dal 2004. Le operazioni contro i presunti leader di Al Qaeda o i gruppi terroristci in Pakistan, Afghanistan, Yemen e Somalia sono coordinate dai vertici dell’intelligence e non devono essere autorizzate né dal presidente né dal congresso.
Da tempo gli attivisti per i diritti umani e alcuni rappresentati del congresso sollevano dubbi sulla legittimità e sull’efficacia dell’uso dei droni nelle operazioni militari.
Anche se dal 2010 gli interventi con i droni sono diminuiti notevolmente, secondo alcune stime del congresso 4.700 persone sono state uccise con i droni nel 2013. Secondo il New York Times in Pakistan sono stati compiuti più di 400 attacchi con i droni.
A marzo l’organizzazione non governativa American civil liberties ha fatto causa all’amministrazione Obama mettendo in dubbio la legalità delle “uccisioni mirate” che permettono di colpire i presunti terroristi, anche se cittadini americani, senza che siano stati sottoposti a un regolare processo. Un’analisi recente dell’associazione per la difesa dei diritti umani Reprieve ha stimato che i bombardamenti con i droni hanno ucciso 1.147 persone fino a novembre del 2014 per colpire 41 presunti terroristi.
Alle 10 il ministro degli esteri Paolo Gentiloni riferisce alla camera sull’uccisione di Giovanni Lo Porto. Il cooperante italiano, rapito in Pakistan nel 2012, è stato ucciso per errore nel gennaio scorso da un drone statunitense insieme a un altro ostaggio in un blitz contro Al Qaeda.
“Non si è trattato di un blitz. Non hanno cercato di liberare ostaggi, ma è stato un intervento di cui tempo dopo si è capito che non aveva colpito soltanto Al Qaeda, ma altre due persone e si è risaliti alla loro identità solo ieri. Sia chiaro, altrimenti la ricostruzione non è corretta”. Da Bruxelles il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha voluto spiegare i quattro mesi di ritardo con i quali si è venuti a conoscenza della morte in Pakistan del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, durante un raid statunitense.
Per il presidente del consiglio italiano la responsabilità della morte dell’italiano è dei terroristi: “LoPorto e il suo collega erano nelle mani di un’organizzazione terroristica che ne ha messo a rischio la vita. La responsabilità è chiara”.
Si terrà domani mattina alla camera l’informativa del governo sull’uccisione del cooperante Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan nel gennaio del 2012. A svolgere l’intervento del governo sarà il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. È quanto si apprende da fonti parlamentari, che spiegano come si stia ancora definendo l’orario dell’informativa, ma che probabilmente si terrà alle 10. Askanews
Il presidente statunitense Barack Obama ha detto di assumersi “tutte le responsabilità” delle operazioni antiterrorismo condotte dagli Stati Uniti, come quella in cui è rimasto ucciso Giovanni Lo Porto. Obama ha espresso “grande dolore” e “profondo rammarico” per la morte del cooperante italiano, caduto nelle mani dei terroristi dal gennaio del 2012, e del cittadino americano Warren Weinstein, che hanno perso la vita nello stesso raid lo scorso gennaio, al confine tra Afghanistan e Pakistan.
Obama ha riferito di aver parlato ieri con il presidente del consiglio Matteo Renzi e che Washington ha fatto il possibile per localizzare il cittadino italiano e riportarlo alla sua famiglia. Renzi ha confermato di essere stato personalmente informato ieri da Obama sull’accaduto, aggiungendo che l’unità di crisi ha immediatamente preso contatto con la famiglia Lo Porto per comunicarle la notizia.
Obama ha assicurato che la sua amministrazione “verificherà e renderà pubblici tutti i dettagli dell’operazione” per rispetto dei familiari. “Riteniamo che l’operazione abbia ucciso importanti esponenti di Al Qaeda ma non sapevamo che lì stessero nascondendo anche Giovanni, è una crudele verità”, ha affermato. “Purtroppo, i nostri sforzi contro il terrorismo, nel mondo, causano la morte di persone innocenti. Faremo il possibile affinché non succeda più”, ha concluso il presidente statunitense.
Giovanni Lo Porto, ucciso in un’operazione antiterrorismo guidata dagli Stati Uniti, era un operatore umanitario originario di Palermo. Lavorava nel sud del Punjab, in Pakistan, in un progetto per la costruzione di alloggi di emergenza per i profughi di un’alluvione. Il 19 gennaio 2012 Lo Porto è stato sequestrato dalla sede dell’ong per cui lavorava, Welt Hunger Hife (Aiuto alla fame nel mondo), insieme a un collega tedesco, nel distretto di Multan, nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama parla in conferenza stampa alle 16 sull’operazione militare gestita dalla marina statunitense al confine tra Pakistan e Afghanistan in cui sono morti due ostaggi di Al Qaeda, tra cui il cooperante italiano Giovanni Lo Porto.
Un cittadino statunitense e un cittadino italiano sono stati uccisi per errore a gennaio in un’operazione antiterrorismo condotta dai droni statunitensi al confine tra Afghanistan e Pakistan contro un compound di Al Qaeda. Lo ha dichiarato la Casa Bianca.
L’ostaggio italiano, secondo Washington, è il cooperante italiano Giovanni Lo Porto, rapito da Al Qaeda nel 2012 in Pakistan. L’ostaggio statunitense si chiama Warren Weinstein ed era stato rapito dal gruppo jihadista nel 2011.
La Casa Bianca sostiene anche che altri due cittadini statunitensi che si erano uniti ad Al Qaeda sono stati uccisi nel corso delle operazioni antiterrorismo nella stessa regione. Si tratta di Ahmed Farouq, ucciso nella stessa operazione in cui sono morti Lo Porto e Weinstein, e di Adam Gadahn, morto in un’operazione militare separata.
Il presidente Barack Obama, in una conferenza stampa, ha dichiarato che nell’operazione sono stati uccisi “pericolosi membri di Al Qaeda” e che l’esercito statunitense non sapeva che dentro il compound ci fossero i due ostaggi. Obama ha aggiunto che le informazioni sull’operazione militare saranno desecretate.
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