È corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor.
Sempre più spesso scopriamo capi di stato e di governo twittare come forsennati prima, durante e dopo le riunioni a Bruxelles. Non c’è solo il frenetico presidente del consiglio italiano Matteo Renzi. Uno dei leader più assidui nell’alimentare il crescente circuito dei follower, è il finlandese Alexander Stubb (liberalconservatore nato nel 1968), tallonato dal laburista maltese Joseph Muscat e dal belga Charles Michel. Leggi
Sono quasi cinquemila le aziende che dichiarano apertamente di lavorare alla luce del sole per influenzare le decisioni politiche delle istituzioni europee. Il lobbismo fa parte del funzionamento di una democrazia: ma non bisogna mai smettere di vigilare. Leggi
Il primo ministro Alexis Tsipras ha dovuto accogliere i provvedimenti che aveva chiesto di respingere con il referendum. Quanto al futuro dell’unione monetaria, non è chiaro se l’intesa con l’eurogruppo faciliterà un confronto serio sulla scelta di procedere o meno verso una maggiore integrazione per evitare nuove crisi “greche”. Leggi
Sarà una lunga notte di trattativa, quella cominciata nella capitale belga, una trattativa che non si concluderà all’eurogruppo perché la palla dovrebbe passare ai capi di stato e di governo dell’eurozona che si riuniranno domani pomeriggio. L’ultimo miglio della partita greca, se ultimo miglio effettivamente sarà, chiama in causa le massime responsabilità politiche. Leggi
La domanda è questa: cosa accadrà domani se né i ministri finanziari né i capi di stato e di governo troveranno un accordo, non diciamo per risolvere definitivamente ma almeno per tamponare la crisi greca? Leggi
È noto che in Europa orientale si ha più paura della Russia che non nel resto dell’Unione europea, e l’ultimo sondaggio realizzato dal Pew research center in otto paesi Nato lo dimostra chiaramente. Metà degli intervistati ritiene che la Russia sia la principale minaccia per i suoi vicini. Il 70 per cento è a favore del sostegno economico dell’Ucraina, ma solo il 41 per cento approva la fornitura di armi. Leggi
Le alternative alla crisi devono esistere per forza. Tuttavia, le istituzioni europee e i governi dei paesi membri non vogliono discuterne apertamente, per paura di alimentare speculazioni finanziarie o di annullare i risultati raggiunti finora nei negoziati sulla Grecia. Leggi
L’Unione europea sta perdendo la sua influenza in America Latina e nei Caraibi a favore della Cina? In estrema sintesi, la risposta è sì. Il processo è ancora in corso e le previsioni possono essere smentite, ma sta di fatto che l’Europa fa molta fatica a stare al passo con l’iperattivismo cinese. Leggi
Il progetto europeo è morto? Decisamente no. Le opinioni pubbliche sembrano frastornate, attirate dalle sirene populiste di destra, di sinistra o radicali: alcuni segnali elettorali sono inequivocabili. Eppure le cose sono molto più complicate. Leggi
La possibilità che a fine mese i capi di stato e di governo concordino decisioni davvero innovative per il futuro economico e politico della zona euro è minima. In realtà il rischio dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e della Grecia dall’euro dovrebbe spingere verso una maggiore, rapida integrazione economica e politica degli stati che hanno adottato l’euro. Leggi
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