È un narratore e saggista. I suoi ultimi libri sono Non saremo confusi per sempre, pubblicato da Einaudi, e Gli amici del deserto, pubblicato in Italia da Feltrinelli e in Francia da Gallimard. Vive e lavora a Londra
Le elezioni rivelano un paese esausto, diviso, incapace di riconoscersi, allettato dalle prospettive di “taglio netto”, pronto a fidarsi dell’allucinazione obliquamente nazionalista della Brexit. Leggi
Il distacco dai fatti, le teorie del complotto, l’allucinazione collettiva non sono novità nell’ascesa di movimenti populisti, autoritari o meno. A essere tipico del nostro tempo è forse il modo in cui l’irrazionale prolifera grazie alla fine di ogni idea credibile di futuro. Leggi
Alla sua terza stagione nei paesi anglosassoni, Transparent è una delle serie tv più premiate degli ultimi anni. Attraverso le vicende della famiglia Pfefferman, parla di transizione, di insoddisfazione, di trauma, e della fatica inesauribile di diventare se stessi. E descrive un mondo che incarna gli incubi di chi in questi anni, in Italia e altrove, ha vaneggiato sul “gender”. Leggi
Qualcosa di straordinario e sinistro sta succedendo nel Regno Unito. Dopo i mesi di limbo seguiti allo shock del referendum sulla Brexit, il nuovo volto del paese – quello che avrà una volta fuori dell’Europa – ha cominciato a definirsi grazie alle parole e ai proclami populistici e razzisti del governo guidato da Theresa May. Leggi
A prescindere dal risultato delle primarie, Jeremy Corbyn ha spaccato in due il partito laburista britannico, mai così lontano dal governo del paese negli ultimi trent’anni. Leggi
A Lambeth, la circoscrizione di Londra sud in cui vivo, misto di lingue e di etnie, lavoratori e giovani professionisti, il 79 per cento ha votato per restare nell’Unione europea. Ancora a dieci minuti dalla chiusura dei seggi, attivisti entusiasti continuavano a distribuire volantini a favore del remain, salutati con allegria dalla gente che usciva dalla metropolitana di Brixton. Leggi
Siamo noi immigrati europei la causa principale di questo referendum e saremo tra i primi a pagarne le conseguenze. Da free lance senza un contratto fisso, sono pronto all’idea che restare nel Regno Unito potrà diventare meno facile. Non credo certo che in caso di Brexit ci saranno immediate espulsioni di massa, ma ci sarà un lungo periodo di incertezza burocratica e – ancora più fatale – di incertezza economica. Leggi
Documentario non lineare, coraggiosamente inquieto, che sembra a volte in cerca di un focus proprio come alcuni degli italiani che intervista, Influx di Luca Vullo finisce per diventare un’inchiesta sui caratteri italiani che si rivelano, come a contatto di un reagente, nell’atmosfera della città-mondo britannica. Leggi
“Mi piace il nuovo. Mi piace il cambiamento. Ma qualcosa che puoi riconoscere deve restare: qualcosa che permetta a chi ha amato l’anima di un posto di riconoscere quell’anima”. Ornella Tarantola ha lavorato per vent’anni all’Italian Bookshop nel centro di Londra e dell’anima di questa città conosce qualcosa. Anche se ora talvolta si guarda intorno spaesata. Leggi
C’è inquietudine nel Regno Unito. E inquietudine in Italia. A collegare i due paesi, sempre più, c’è un colossale flusso migratorio. A partire dal 2013 il Regno Unito è diventato la meta principale degli italiani che espatriano, valvola di sfogo preferita di una gioventù disoccupata o in cerca di opportunità migliori. Leggi
Non è facile per chi aveva vent’anni e ballava negli anni novanta rapportarsi alle logiche del clubbing di oggi. Ma nessuno ha bisogno dell’ennesima nostalgia moraleggiante. Ogni generazione, o fetta di generazione, si confronta come può, con i mezzi del suo tempo e con quelli lasciati (oppure manomessi) dalle generazioni precedenti con il nodo della propria fisicità e della propria presenza nel mondo. Leggi
La reinvenzione architettonica di Londra cominciata nell’era di Blair è diventata presto una verticalizzazione estrema, che ha accelerato con la corsa del mercato immobiliare. Così Londra ha reagito alla crisi globale: con un salto in alto. Leggi
L’allarme antincendio è scattato mentre David Cameron pronunciava il suo discorso, definito da vari osservatori come uno dei più importanti della sua leadership, nel quartier generale della Jcb a Rochester, Inghilterra del Nord, qualche settimana fa. L’allarme in realtà era partito per errore e Cameron ha reagito con una battuta: “Devo aver fatto scattare qualche campanello alla Commissione europea”. Probabilmente aveva ragione. Il discorso aveva a che fare con l’Europa, o meglio con l’immigrazione. Due temi che nel dibattito politico britannico sono diventati da qualche tempo quasi sinonimi. Leggi
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