Il 7 gennaio 2015, alla riunione di redazione di Charlie Hebdo interrotta dai terroristi, sedeva anche l’economista Bernard Maris o “Oncle Bernard”, pseudonimo con cui firmava la sua caustica rubrica. Il regista canadese Richard Brouillette lo aveva intervistato nel 2000. Leggi
“Non abbiamo mai mandato dei giornalisti in zone di guerra, ma il 7 gennaio è stata la guerra a venire da noi”, raccontava qualche mese fa Riss, direttore di Charlie Hebdo. Mentre molti si interrogano sul ruolo dei giornalisti e si chiedono se questo mestiere abbia ancora un senso, la risposta più chiara arriva dal rapporto annuale di Reporters sans frontières. Leggi
A Parigi la polizia ha ucciso un uomo che stava cercando di entrare in un commissariato in rue de la Goutte d’or, nel 18° arrondissement. Ecco che cosa sappiamo finora della vicenda. Leggi
È passato un anno dagli attacchi contro la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato kosher, e la Francia che rende in questi giorni omaggio alle 17 vittime dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly è parecchio cambiata rispetto alla mattina del 7 gennaio 2015. Leggi
Un anno dopo la strage del 7 gennaio 2015 il destino degli assassini deve spingerci a riflettere sui pericoli che corriamo in un’epoca che non crede più a niente. Leggi
A un anno dall’attentato contro Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese esce con un numero speciale dedicato all’anniversario. Anche la nuova copertina farà discutere. Leggi
Dagli attacchi di Parigi all’accordo sul nucleare iraniano: la cronologia delle notizie più importanti dell’anno, quelle che hanno suscitato più discussioni, quelle di cui parleremo anche nel 2016, scelte dalla redazione di Internazionale. Leggi
7 gennaio: Due uomini armati fanno irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi e aprono il fuoco sui redattori: uccidono dodici persone tra cui il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb e diversi disegnatori tra cui Cabu, Wolinski, Tignous e Honoré. Gli attentatori sono i due fratelli Saïd e Chérif Kouachi, che riescono a scappare a bordo di un’auto.
I due vengono uccisi due giorni dopo a Dammartin-en-Goële, un paese a nordest di Parigi. Si erano barricati dentro a una tipografia e avevano preso un ostaggio. Nello stesso giorno un altro attentatore, Amedy Coulibaly, prende in ostaggio 19 persone in un supermercato kosher a Porte de Vincennes, a Parigi. Quattro ostaggi vengono uccisi da Coulibaly che a sua volta è ucciso dalle forze speciali francesi che fanno irruzione nel supermarket.
La quarta persona ricercata dalla polizia per gli attentati di Parigi, Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly, è ancora latitante; sarebbe partita per la Turchia il 2 gennaio e da lì avrebbe raggiunto la Siria l’8 gennaio. Dalle indagini è emerso che nel corso del 2014 la moglie di Chérif Kouachi, uno degli attentatori della strage di Charlie Hebdo, avrebbe fatto più di 500 telefonate alla compagna di Amedy Coulibaly, attentatore del supermercato di Porte de Vincennes. I due attacchi sarebbero stati coordinati.
L’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo è stato rivendicato dal gruppo jihadista Al Qaeda nello Yemen. La strage ha provocato un’ondata di shock in tutto il mondo, si sono moltiplicate le manifestazioni di solidarietà per il settimanale che è andato normalmente in edicola il 14 gennaio e ha venduto milioni di copie. L’attentato ha suscitato un dibattito molto acceso sulla libertà d’espressione in Francia e in occidente.
Il parlamento islandese ha abolito una legge, in vigore dagli anni quaranta, che puniva la blasfemia con pene che potevano andare da una multa fino a tre mesi di carcere. Il 2 luglio è stato approvato il progetto di legge presentato dal Partito dei pirati dopo l’attentato in Francia contro il settimanale satirico Charlie Hebdo a gennaio del 2015. Leggi
Cosa ha spinto l’11 gennaio 2015 qualcosa come il 10 per cento dei cittadini francesi a scendere in piazza a Parigi e in molte altre città? Certamente è stato l’orrore per i massacri compiuti nella redazione di Charlie Hebdo e al supermercato Hypercacher. Ma forse, a un livello più profondo, anche qualcosa di diverso e meno nobile. Leggi
Quattro mesi e mezzo dopo gli attacchi contro Charlie Hebdo e contro il supermercato kosher a Parigi, non si può dire che le cose vadano benissimo per il giornale satirico. Dopo aver battuto il record assoluto di vendite in Francia, con più sette milioni di copie vendute per il primo numero successivo all’attentato, e dopo aver raccolto circa 4,3 milioni di euro di donazioni, “Charlie” sta attraversando un periodo di profonda crisi. Leggi
Il vignettista Luz, autore delle vignette sul profeta Maometto, ha dichiarato che a settembre lascerà la rivista Charlie Hebdo. Luz, vero nome Renald Luzier, ha dichiarato al quotidiano francese Libération che il suo lavoro è diventato “troppo pesante da sostenere” dopo la morte dei suoi colleghi, uccisi nell’attentato del 7 gennaio 2015 nella redazione del giornale a Parigi. Nell’attacco sono morte dodici persone, tra le quali i disegnatori Charb, Cabu, Wolinski, Tignous e Honoré.
Luz, che aveva cominciato a lavorare per il settimanale satirico nel 1992, ha aggiunto: “Lavorare a ogni numero è diventata una tortura perché gli altri non ci sono più”. A fine aprile il disegnatore aveva annunciato che non avrebbe più fatto vignette su Maometto.
La Francia ha adottato una nuova legge sull’intelligence. Il testo, concepito dopo le strage di Charlie Hebdo e del supermercato kosher a Parigi, rende legali alcune procedure che prima non lo erano. E suscita molte polemiche. Leggi
Il Pen american center per la libertà di espressione quest’anno andrà a due giornalisti di Charlie Hebdo, in una serata di gala che si terrà il 5 maggio, a cui sono stati invitati anche molti scrittori. Sei di loro (Peter Carey, Teju Cole, Taiye Selasi, Francine Prose, Michael Ondaatje, Rachel Kushner) qualche giorno fa hanno dichiarato che non parteciperanno all’evento, in segno di protesta per la scelta di Charlie Hebdo come simbolo della libertà di stampa, giudicandola sbagliata o quantomeno discutibile. Leggi
Luz, uno dei disegnatori della redazione di Charlie Hebdo sopravvissuti alla strage del 7 gennaio, ha annunciato che non disegnerà più vignette sul profeta Maometto: “Non m’interessa più”, ha detto Luz in un’intervista al settimanale francese Les Inrockuptibles.
Il primo ministro francese Manuel Valls ha riferito in un’intervista radiofonica che in Francia sono stati sventati “cinque attentati” dopo la strage del gennaio scorso nella redazione di Charlie Hebdo.
“Abbiamo già evitato almeno cinque attentati, compreso quello scampato per fortuna qualche giorno fa a Villejuif” ha detto il capo del governo all’indomani dell’arresto di Sid Ahmed Ghlam, un giovane algerino che progettava l’attacco a due chiese nella banlieue di Parigi.
Poco più di tre mesi dopo l’attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, in cui sono morte dodici persone, esce Lettera aperta agli imbroglioni dell’islamofobia che fanno il gioco dei razzisti, il libro postumo del suo direttore, Charb. Aveva finito di scriverlo pochi giorni prima di morire e, secondo Le Nouvel Observateur che ne ha pubblicato alcuni estratti in esclusiva, in questo modo Charb voleva far chiarezza una volta per tutte riguardo all’accusa rivolta al settimanale di essere razzista e islamofobo per le sue ripetute provocazioni contro i musulmani. Leggi
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