Cop21

È cominciato il G20 in Cina.
È cominciato il G20 in Cina. I leader delle venti economie più forti sono riuniti ad Hangzhou, nel sudest della Cina. È la prima volta che un incontro internazionale di questo livello si tiene nel paese comunista. Alla vigilia, Cina e Stati Uniti hanno ratificato l’accordo di Parigi sul clima, che si propone di contenere il riscaldamento climatico ben al di sotto i due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
Cina e Stati Uniti ratificano l’accordo di Parigi sul clima

L’agenzia ufficiale di Pechino ha annunciato nella mattina del 3 settembre che il principale organo legislativo del governo comunista ha approvato “la proposta per ratificare” il trattato firmato al termine della conferenza mondiale sul clima, organizzata dall’Onu a Parigi nel dicembre 2015. Poche ore dopo, quando è arrivato al G20 di Hangzhou, in Cina, il presidente statunitense Barack Obama ha confermato l’approvazione anche del suo paese.

I due paesi producono insieme il 40 per cento delle emissioni globali di gas serra. Con questa ratifica si impegnano a rispettare tempi e vincoli stabiliti dall’accordo, che punta a contenere al di sotto dei 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura del pianeta rispetto ai livelli dell’era preindustriale.

Cina e Stati Uniti ratificano l’accordo di Parigi sul clima.
Cina e Stati Uniti ratificano l’accordo di Parigi sul clima. Pechino l’ha annunciato all’inizio del G20 di Hangzhou. Quando è arrivato al summit, il presidente statunitense Barack Obama ha confermato l’approvazione anche del suo paese. Il trattato, firmato a dicembre alla conferenza mondiale sul clima, si propone di contenere al di sotto dei 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura del pianeta rispetto ai livelli dell’era preindustriale. I due paesi producono il 40 per cento delle emissioni globali di gas serra.
A New York più di 170 paesi hanno firmato l’accordo di Parigi sul clima.
A New York più di 170 paesi hanno firmato l’accordo di Parigi sul clima. Il numero dei firmatari è un record nella storia delle Nazioni Unite, ma la cosa più importante è che le due nazioni che emettono più gas serra, Cina e Stati Uniti, si sono impegnati a ratificare l’accordo entro la fine del 2016. Una quindicina i paesi che hanno già ratificato l’accordo. Tra questi Somalia e Palestina.
L’accordo sul clima dopo la conferenza di Parigi

13 dicembre: Dopo dodici giorni di negoziati, alla Conferenza di Parigi viene approvato l’accordo internazionale sul clima, firmato da quasi duecento governi, tra cui quelli di Cina e Stati Uniti, i principali responsabili delle emissioni di gas serra. Il documento finale è presentato con 16 ore di ritardo rispetto alla scadenza prevista. Entrerà in vigore nel 2020. I paesi firmatari si impegnano a limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, non vengono fissati dei limiti nazionali alle emissioni.

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, i tagli promessi sono insufficienti, ma l’accordo prevede che ogni cinque anni, a partire dal 2018, siano presi in considerazioni i progressi fatti nella riduzione delle emissioni da parte di tutti i paesi, per assicurarsi che l’obiettivo globale venga raggiunto. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023.

L’accordo prevede anche che i paesi di vecchia industrializzazione eroghino cento miliardi all’anno (dal 2020) per promuovere in tutto il mondo le tecnologie a basso impatto ambientale e l’economia verde. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025. Inoltre sono stati previsti dei rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili, che spesso sono anche i più poveri.

Scienziati e ambientaliste criticano l’accordo per diversi motivi.Fissare la prima revisione al 2018 è rischioso a causa della quantità di emissioni che potranno essere prodotte nei prossimi tre anni, che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo. Inoltre non è stato fissato un calendario che porti alla progressiva, ma totale, sostituzione delle fonti energetiche fossili e i paesi emergenti, tra cui la Cina, hanno ottenuto che i controlli quinquennali siano condotti dai singoli paesi come autocertificazione, e non da organi internazionali.

Infine i gas di scarico di aerei e navi continueranno a sfuggire a ogni forma di controllo perché i trasporti internazionali collegano diversi paesi e nessuno vuole conteggiarne le emissioni.

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Cosa prevede l’accordo sul clima approvato a Parigi

I paesi di tutto il mondo si sono impegnati a ridurre le loro emissioni inquinanti dal 2020 per contenere i cambiamenti climatici. Luci e ombre di un accordo costato quasi due settimane di negoziati. Leggi

Rimandato a sabato l’accordo sul clima di Parigi.
Rimandato a sabato l’accordo sul clima di Parigi. Le 196 delegazioni che partecipano alla conferenza dell’Onu nella capitale francese non sono riuscite a produrre per oggi, come previsto, un testo conclusivo e unitario di contrasto ai cambiamenti climatici. I nodi principali sono il limite di gradi centigradi entro cui contenere il riscaldamento del pianeta e come suddividere gli sforzi tra paesi più e meno industrializzati.
I trattati commerciali mettono a rischio i risultati della conferenza di Parigi

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Il 10 dicembre si è concluso l’allarme rosso dichiarato da Pechino per i livelli preoccupanti di smog in città. Per tre giorni le autorità cinesi hanno consigliato a scuole e a fabbriche di chiudere, hanno imposto le targhe alterne e hanno vietato a circa due milioni di veicoli di circolare. Leggi

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Per Naomi Klein a Parigi ci sono poche proposte e troppe compagnie petrolifere

Nel suo terzo reportage dalla conferenza di Parigi, dopo che la prima bozza dell’accordo è stata approvata, Naomi Klein conversa con la giornalista di Mediapart Jade Lindgaard. A una settimana dall’inizio del vertice, le proposte sono ancora poco concrete e ci sono troppe contraddizioni. Leggi

A Parigi i paesi hanno raggiunto una prima bozza d’intesa sul clima.
A Parigi i paesi hanno raggiunto una prima bozza d’intesa sul clima. I rappresentanti delle delegazioni degli oltre 190 paesi presenti alla conferenza delle Nazioni Unite (Cop21) hanno consegnato al ministro degli esteri francese Laurent Fabius, nelle vesti di presidente della conferenza, una bozza dell’accordo. All’Angelus papa Francesco ha sostenuto la necessità di fermare i cambiamenti climatici e lottare contro la povertà “per far fiorire la dignità umana”.
Allarme inquinamento
A causa del loro impatto sulla salute, i cambiamenti climatici provocheranno nel mondo fino a 250mila morti in più ogni anno tra il 2030 al 2050. È l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità alla conferenza sul clima in corso a Parigi. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, nel 2012 l’Italia ha registrato 84.400 decessi a causa dell’inquinamento dell’aria, il numero più alto d’Europa.
Le proposte di Naomi Klein alla conferenza di Parigi

Dal reddito minimo alle politiche di austerità alla sospensione di nuovi trattati di libero scambio: nel suo secondo reportage dalla conferenza di Parigi la scrittrice Naomi Klein spiega come il Canada sta sperimentando una nuova forma di democrazia energetica. Leggi

Il cambiamento climatico minaccia le balene australi

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Secondo i demografi nei prossimi anni le attuali migrazioni in direzione dell’Europa ci appariranno assai modeste rispetto a quelle future di decine di milioni di migranti climatici. L’occidente deve prendersi carico delle sue responsabilità nei flussi migratori: lo sconvolgimento climatico è una di queste. Leggi

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