I jihadisti del gruppo Stato islamico hanno piazzato mine e ordigni esplosivi tra le rovine romane di Palmyra, in Siria. Lo ha riferito l’Osservatorio per i diritti umani.
Secondo l’ong con sede a Londra, non è chiaro se il gruppo terroristico si stia preparando a distruggere le rovine del sito – iscritto tra i patrimoni dell’umanità secondo l’Unesco – o se stia cercando semplicemente di fermare l’avanzata delle forze governative verso Tadmor, che si trova a circa 250 chilometri da Damasco ed è stata occupata dai jihadisti in maggio.
Il responsabile del sito archeologico, Maamoun Abdulkarim, ha confermato la notizia delle mine. Nel frattempo, il portavoce del partito democratico curdo ha denunciato il rapimento di 1.227 bambini a Mosul, la “capitale” dello Stato islamico in Iraq.
Almeno 400 civili, per la maggior parte donne e bambini, sono stati uccisi dai combattenti del gruppo Stato islamico a Tadmor (Palmyra), da quando i jihadisti hanno preso il controllo della città siriana il 20 maggio scorso. Lo ha riferito l’agenzia di stato siriana, citata dalla Reuters. La notizia non è ancora stata verificata, ma i media internazionali confermano di aver raccolto numerose testimonianze sulle esecuzioni commesse negli ultimi giorni in città.
“I terroristi hanno ucciso più di 400 persone, e mutilato i loro corpi, con il pretesto che collaboravano con il governo e non seguivano gli ordini” ha annunciato l’agenzia di stato siriana, citando alcuni residenti. L’esercito siriano sarebbe intanto pronto a dispiegare le proprie truppe nell’area di Tadmor per preparare un contrattacco e riconquistare la città.
Secondo le Nazioni Unite, un terzo dei duecentomila abitanti di Tadmor (Palmyra) è scappato dalla città caduta sotto il controllo del gruppo Stato islamico.
Secondo Rami Abdulrahman, fondatore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, i jihadisti sono entrati nell’antico sito archeologico di Palmyra il 21 maggio, ma non ci sono conferme che i monumenti siano stati distrutti.
Intanto l’università di Al Azhar, in Egitto, ha fatto appello a tutto il mondo musulmano perché gli scavi di Palmyra siano salvaguardati. Al Azhar ha sottolineato che la distruzione del patrimonio artistico mondiale è vietato anche dall’islam. La direttrice dell’Unesco Irina Bokova ha detto: “Possiamo avere fedi diverse, ma dobbiamo proteggere queste memorie della storia”. L’Unesco ha definito Palmyra “un crocevia tra l’impero romano, l’antica Persia e l’estremo oriente. La testimonianza della diversità culturale dell’antichità”.
Le Nazioni Unite hanno espresso “profonda preoccupazione” per il destino dei civili rimasti nella città siriana di Palmyra, da ieri sotto il controllo totale del gruppo Stato islamico. Diverse testimonianze hanno riferito di “esecuzioni sommarie” e di perquisizioni casa per casa da parte dei jihadisti alla ricerca di persone vicine al governo. Secondo l’Onu, circa un terzo dei 200mila abitanti della città potrebbero essere fuggiti durante i combattimenti tra forze governative e jihadisti nei giorni scorsi. Ma alcune “fonti credibili” hanno raccontato all’organizzazione che le forze siriane presenti in città avrebbero impedito ai civili di fuggire prima della conquista dei jihadisti.
Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell’Onu a Ginevra, diverse persone hanno raccontato che gran parte della popolazione ha potuto lasciare la città solo tra il 20 e il 21 maggio, quando anche le forze governative si sono ritirate. La tv di stato aveva affermato invece che i soldati si erano ritirati solo dopo aver assicurato la fuga della maggior parte della popolazione.
Dopo giorni di intensi combattimenti la città siriana di Palmyra, sito archeologico patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è caduta totalmente nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico, che ora controllano l’aeroporto, la base militare, la prigione e il quartier generale dell’intelligence. Più di cento soldati delle forze governative siriane sono rimasti uccisi questa notte negli scontri. Con la conquista di Palmyra ora lo Stato islamico controlla il 50 per cento del territorio siriano.
L’esercito si è ritirato dalla città, secondo la televisione di stato. Per ora non ci sono notizie della distruzione del patrimonio archeologico, secondo Rami Abdulrahman, direttore dell’ong Osservatorio siriano per i diritti umani.
Le forze governative siriane si sono ritirate dalla città di Palmyra, quasi completamente caduta sotto il controllo del gruppo Stato islamico. Lo ha annunciato la tv di stato siriana. Gran parte della popolazione civile di Palmyra, uno dei principali siti archeologici del Medio Oriente, sarebbe fuggita prima del ritiro delle truppe. Si tratta della prima volta che i jihadisti prendono il controllo di una città direttamente dalle mani dell’esercito e dei suoi alleati.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, non è ancora chiaro quale sia il destino di alcune postazioni controllate dall’esercito e della principale prigione militare della città.
I jihadisti dello Stato islamico controllano la quasi totalità della città antica di Palmyra, il sito archeologico patrimonio dell’umanità dell’Unesco da giorni al centro dell’offensiva del gruppo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze governative si sono ritirate da diversi settori della città, ma restano sotto il loro controllo il carcere e la sede dei servizi segreti.
Nel corso della giornata i jihadisti si erano impossessati anche della zona nord di Tadmur, città vicina a Palmyra. Le forze governative hanno fatto allontanare i residenti e stanno combattendo nelle strade della città.
In un comunicato, la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione nella città antica di Palmyra e ha chiesto la fine immediata delle ostilità. Centinaia di statue e reperti sono già stati portati in salvo, ma i monumenti grandi e le rovine della città non possono essere spostati.
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