“Supponiamo che… gli iracheni provino sentimenti contrastanti riguardo all’essere invasi e che i veri iracheni, non (solo) la guardia speciale di Saddam, decidano di opporre resistenza”, aveva scritto il primo ministro britannico Tony Blair al presidente degli Stati Uniti George W. Bush nel dicembre 2001, due anni prima dell’invasione dell’Iraq. Blair aveva qualche dubbio, ma nessuno dei due immaginava che gli iracheni li avrebbero considerati invasori e non liberatori. Leggi
L’ex primo ministro del Regno Unito, Tony Blair, ha annunciato che alla fine di giugno si dimetterà dall’incarico di inviato speciale per il Medio Oriente del Quartetto composto da Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite e Unione europea. Blair, che ha assunto l’incarico dopo aver lasciato Downing street nel 2007, ha già scritto al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per comunicargli la sua decisione. Alcune analisi sottolineano che il suo ruolo di inviato speciale era diventato più difficile a causa del deterioramento dei rapporti con alcuni importanti esponenti dell’Autorità palestinese.
Secondo una fonte di Londra, Blair “resterà attivo nella regione e sulle questioni” di cui si è occupato e si concentrerà in particolare sul rafforzamento “delle relazioni tra Israele e il mondo arabo”, cercando di “spingere Israele a prendere misure per migliorare significativamente le vite quotidiane dei palestinesi a Gaza”. Tony Blair è stato primo ministro del Regno Unito dal 1997 al 2007. Prima di lui l’incarico di inviato speciale per il Medio Oriente era stato ricoperto da James Wolfensohn, ex presidente della Banca mondiale. Non è ancora chiaro se sarà nominato un nuovo rappresentante del Quartetto.
Il presidente ruandese è un assassino dichiarato, ma nessuno osa denunciarlo per timore di un nuovo genocidio. Leggi
Servirebbe un capo della comunicazione in grado di decidere chi può andare in tv, e a parlare di cosa. Leggi
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